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Matteo Salvini verso il processo per Open Arms? Giovedì il voto, voci sulla possibile "piroetta" di Italia Viva

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Settimana parlamentare con ritmi impegnativi. Camera e Senato sono chiamate a dare l'ok alla risoluzione sul programma nazionale di riforme e ad un nuovo scostamento di bilancio ed il governo dovrà chiarire cosa intenda fare sulla proroga dello stato di emergenza.  Ma soprattutto a a Palazzo Madama c'è in programma un'altra votazione calda: quella sull'autorizzazione a procedere, prevista giovedi, nei confronti di Matteo Salvini per la vicenda "Open arms".

La vicenda risale all'estate scorsa, quando 164 migranti, furono costretti ad attendere in mare per 19 giorni l'autorizzazione allo sbarco nel porto di Lampedusa. Matteo Salvini, che allora era ministro dell'Interno, ha accolto così la notizia: "Mentre le coste italiane sono prese d’assalto dai clandestini e decine di positivi al Covid scappano dai centri d'accoglienza, giovedì 30 luglio il Senato voterà su un altro processo contro di me per il no allo sbarco degli immigrati a bordo della Open Arms. Orgoglioso di quello che ho fatto, non vedo l’ora di vincere le elezioni per tornare al governo e difendere l’Italia e gli italiani. Avanti, a testa alta".

Salvini adesso rischia il processo per sequestro di persona e rifiuto d'atto d'ufficio.  L'esito del voto a Palazzo Madama non è scontato.   "A Salvini, spiega Repubblica, serve la maggioranza assoluta, fissata in 160 voti (e non 161, perché sono vacanti due seggi uninominali per altrettanti decessi), per respingere la richiesta dei magistrati. L'asticella appare al momento troppo alta. Sono pronti a sostenerlo Lega (63 senatori), Forza Italia (56) e Fratelli d'Italia (17). Ma fanno in totale soltanto 136 voti. Tutte le altre forze M5S (95), Pd (35), Leu (5), voteranno a favore.

 

 

L'ago della bilancia, che può fare pendere l'esito da una parte o dall'altra, è rappresentato da Italia Viva, il partito di Matteo Renzi. Ha 18 senatori, che da qui a giovedì decideranno cosa fare. Due mesi fa, quando il caso venne esaminato dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere, la maggioranza si era spaccata. Tre esponenti di Italia Viva non parteciparono al voto e l'allora 5Stelle Alessandra Riccardi si schierò con il leghista, in dissenso col Movimento. All'indomani Riccardi passò armi e bagagli nella Lega. La votazione finì 13 a 7 e la giunta approvò la proposta di non concedere l'autorizzazione al processo. Il cimento decisivo è però quello dell'aula". E in aula i renziani potrebbero ribaltare la posizione tenuta in commissione.

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