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Immigrazione, Fabrizio Cicchitto: "L'errore che paghiamo caro sulla Libia, le colpe di Napolitano"

Fabrizio Cicchitto
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Caro direttore, è certamente un luogo comune che in politica gli errori si pagano, ancor di più questo motto vale in politica estera. Nel Mediterraneo l'Occidente nel suo complesso e l'Italia per quello che la riguarda hanno commesso tutti gli errori possibili e immaginabili. Le conseguenze sono davanti a tutti: per un verso in Siria e in Libia, le situazioni strategiche più delicate, la situazione è largamente dominata dalla paradossale «concordia discors» fra la Russia e la Turchia, per un verso concorrenti, per altro verso complici. Non parliamo poi dell'Italia. A suo tempo, pur fra mille contraddizioni e doppiezze, l'Italia di Andreotti, di Craxi, di Giovanni Agnelli era fortemente presente nel Mediterraneo con giochi politici caratterizzati anche da un eccesso di doppiezza: per un verso gli Usa erano il fondamentale alleato, per altro verso però essi avevano un canale di collegamento con ognuno dei leader arabi dominanti.

 

 

Così la Fiat addirittura inserì per tutta una fase capitali libici nell'azionariato dell'azienda, Andreotti aveva complessi rapporti con Gheddafi, Craxi addirittura lo avvertì in anticipo di un bombardamento americano. A sua volta Gheddafi, che era uno spregiudicato dittatore che gestiva col bastone e la carota le 140 tribù libiche nello stesso tempo faceva conti di tutti i tipi con il nostro Paese. Poi nel 2011 ci fu il patatrac: lo sciagurato Sarkozy che voleva mettere le mani sulla Libia estromettendo l'Italia e liquidando Gheddafi che gli aveva finanziato qualche campagna elettorale convinse gli Usa e l'Inghilterra, non la Germania della Merkel, a distruggerlo. Era decisiva, però, l'Italia anche per ragioni strettamente militari. Berlusconi era nettamente contrario all'intervento, ma fu letteralmente accerchiato, da un lato Napolitano, dall'altro lato i suoi ministri della Difesa La Russa e degli Esteri Frattini, che aveva l'ambizione di diventare segretario generale della Nato, lo sollecitarono in tutti i modi. Di rincalzo a Napolitano la sinistra italiana fu del tutto guerrafondaia. Berlusconi cedette e fu per parte sua un gravissimo errore.

RISULTATO TRAGICO
Nell'aprile del 2011 anche i bombardieri italiani parteciparono ai raid, le conseguenze disastrose sono davanti a tutti, ma con delle aggravanti che non vengono esplicitate. Per un verso la Libia non frena gli scafisti e i migranti e anzi è per essi un regime infame nei campi profughi, per altro verso la Libia è divisa fra il governo di Al-Serraj, sostenuto dall'Onu e anche dall'Italia e adesso manu militari dalla Turchia, dall'altro il generale Haftar appoggiato dalla Russia. Se si voleva evitare l'ingresso in campo della Turchia e della Russia l'Italia così come altri Paesi europei doveva intervenire in Libia con uomini e mezzi. Non lo abbiamo fatto perché siamo pacifisti (ma nel 2011 abbiamo mandato gli aerei contro Gheddafi)?

Ecco le conseguenze. A dire la verità in Libia più che pacifisti siamo stati e siamo tuttora degli idioti. E vogliamo parlare della Turchia? Prima della svolta islamica e ottomana di Erdogan era aperta la possibilità dell'ingresso della Turchia in Europa. L'Italia era favorevole a questa ipotesi e Berlusconi aveva anche rapporti personali con il leader turco. Allora era prevalente la Turchia liberale e occidentale e anche Erdogan teneva conto di questo stato d'animo. Nel caso della Turchia gli idioti non siamo stati noi, ma la Germania e i paesi nordici, insieme ottusi e razzisti. Per i tedeschi infatti i turchi erano una razza inferiore alla quale in Germania al massimo era consentito fare i tassisti: le conseguenze di questa idiozia sono davanti a noi. È prevalsa l'anima islamica della Turchia ed Erdogan sta cavalcando la tigre fino alle estreme conseguenze.

TUNISIA ABBANDONATA
Infine, parliamo della Tunisia. Anzi, prima della Tunisia dobbiamo parlare delle primavere arabe mitizzate da Obama e da larga parte dell'Occidente. Anche in quel caso le conseguenze sono davanti a noi. In Egitto dove aveva prevalso la fratellanza musulmana al posto di Mubarak ha preso il potere Al-Sisi che non ci sembra cavalcare la democrazia. La Tunisia è stata l'unica nazione che ha avuto un approdo democratico dopo il regime di Ben Ali. Ebbene, logica avrebbe voluto che la Tunisia non solo dall'Italia, ma dall'Europa e da tutto l'Occidente fosse stata sostenuta sul piano economico e politico. Nulla di tutto questo. E oggi anche in questo caso le conseguenze sono davanti a noi, la Tunisia è diventata un problema anche per l'immigrazione. Di conseguenza oggi il Mediterraneo è segnato da un'offensiva geopolitica della Russia e della Turchia che usano insieme la diplomazia e le armi. Dopodiché sarebbe fondamentale il coinvolgimento in tutta questa vicenda dell'Europa. Non si capisce perché nei recenti incontri a Bruxelles oltre a sospendere il fiscal compact, cosa molta positiva, non è stato anche sospeso il patto di Dublino per essere totalmente riscritto

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