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Luigi Di Maio, la sua mano dietro l'emendamento contro il rinnovo dei vertici dei servizi segreti?

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L'emendamento firmato M5s, che punta a bloccare il rinnovo dei vertici dell'intelligence italiana, ha creato un ultimo scomodo caso nel governo giallorosso, con sospetti incrociati tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Si parla della norma inserita nel decreto Covid, varato a luglio per prolungare lo stato d'emergenza fino al 15 ottobre, che consente al presidente del Consiglio di rinnovare per ulteriori quattro anni gli attuali vertici di Dis, Aisi e Aise: si tratta del clamoroso, e sospetto, colpo di mano del premier sui vertici dei servizi segreti. Cinquanta grillini, però, guidati dalla prima firmataria Federica Dieni, hanno chiesto di bloccare - con l'emendamento presentato - la proroga ai vertici degli 007, fortemente voluta dal premier, tanto da inserirla "di nascosto" nel decreto Covid (che con i servizi segreti non ha nulla a che spartire).

In seguito alla presentazione dell'emendamento grillino, il ministro dei rapporti col Parlamento Francesco D'Incà, dopo aver ascoltato Conte e i capigruppo, ha deciso di porre la fiducia sul decreto con l'obiettivo di blindare il governo. Immediate le reazioni della destra e dei pentastellati coinvolti. "La normativa che riguarda i Servizi, quindi la sicurezza nazionale, non riguarda alcuni o pochi ma tutti. Sono profondamente contrariata dal voto di fiducia e voglio che resti agli atti", ha commentato Dieni.

 

 

 

E stando a quanto rivelato in un retroscena da Repubblica, Palazzo Chigi sospetta che dietro la mossa grillina si nasconda il ministro degli Esteri, Di Maio appunto. E questo perché molti dei 5 Stelle coinvolti, circa venti, sono fedelissimi dell'ex capo politico del Movimento e condividono la sua linea politica. Insomma, un emendamento firmato in prevalenza da parlamentari di strettissimo rito dimaiano. E i sospetti si ingigantiscono se pensiamo che più di un mese fa Di Maio fece trapelare la sua contrarietà rispetto alla norma sui servizi, chiedendone lo stralcio.

In seguito, ecco piovere le smentite di rito. Di Maio ha fatto sapere: "Sono nuovamente costretto a smentire retroscena fantasiosi secondo cui verrebbe attribuita al sottoscritto la paternità dell'emendamento M5S in materia di intelligence. È assolutamente falso. Si tratta di un'iniziativa del tutto estranea alla mia persona. E sia molto chiaro un messaggio: nessuno provi a tirarmi dentro giochini di Palazzo che non mi appartengono nella maniera più assoluta''. Smentita ricalcata paro paro anche da Palazzo Chigi. Ma come è noto, da tempo, tra Di Maio e Conte i rapporti sono ai minimi termini: in questo caso, insomma. non può bastare una smentita a spazzare via tutti i dubbi.

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