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Renata Polverini, la "rompib***e" che vuole far litigare Berlusconi e Salvini

Alessandro Giuli
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L'onorevole Renata Polverini non si dà pace. Dopo aver fallito sui decreti sicurezza e sullo ius soli, neppure sulla riforma del Mes è riuscita a far litigare Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. È un caso misterioso quello della deputata che assieme all'altro Renato, il valoroso Brunetta, tre giorni fa ha avuto l'ardire di manifestare alla Camera il proprio dissenso rispetto alla linea di Forza Italia e dell'intero centrodestra sul Meccanismo europeo di stabilità. Poco importa che il suo voto fosse del tutto irrilevante. Alla Polverini va dato atto che il coraggio delle idee non le manca. E tuttavia sono le idee sbagliate, o per lo meno sono idee altrui: quelle della sinistra, tanto che da mesi si almanacca su un suo possibile atterraggio nel gruppo parlamentare di Italia Viva. Con Matteo Renzi, insomma, che sarà pure l'erede antropologico di Silvio Berlusconi ma resta comunque un azionista strategico della maggioranza giallorossa.

 

 

 

Anti-sovranista - Renata detesta Salvini, si sa, e non è certo l'unica dentro Forza Italia. Il punto è che il suo sentimento anti sovranista si traduce spesso in una disordinata, sguaiata e ineffettuale azione di contrasto analoga ai dispettucci rivolti da Gianfranco Fini (parlandone da vivo, politicamente) proprio nei confronti del Cav. Parliamo di un'èra geologica remota, quella del Pdl nato nel 2008 e presto declinato poiché l'allora leader post fascista provò a liberarsi di Berlusconi facendogli una fronda da sinistra, incoraggiato appunto da quella sinistra che avrebbe poi abbandonato Fini ai suoi guai giudiziari e al disdoro sopraggiunto per via della famigerata vicenda della casa di Montecarlo posseduta da Alleanza nazionale ma finita al di lui cognato. Ecco, fatte le debite differenze di ordine e grado, diciamo che oggi la Polverini sta a Salvini come Fini stava a Berlusconi. Il che, diciamo, indebolisce le ragioni di una dissidenza senz' altro legittima rispetto all'egemonia di Salvini e Giorgia Meloni, e tuttavia sempre riconducibili allo spaventoso complesso d'inferiorità psicologico di certa destra malvissuta che cerca di reinventarsi come una sinistra in ritardo. Renata P. è a favore dello ius soli (per i migranti che abbiano completato un ciclo scolastico in Italia: in Parlamento giace una sua proposta di legge al riguardo), inoltre aveva promesso a Nicola Zingaretti che gli azzurri lo avrebbero aiutato a sbaraccare i decreti sicurezza del leghista ex ministro dell'Interno; e va da sé che fin dapprincipio ha adottato il punto di vista dell'establishment europeo sul Mes. Ora tuttavia Berlusconi, che pure sulla necessità di accedere alla linea di credito sanitaria non sembra cambiare idea, ha deciso di allinearsi ai dubbi dei colleghi d'opposizione sul pericolo di consegnarsi (in piena pandemia!) nelle mani dei tecnocrati rigoristi. E questa è un'altra porta sbattuta in faccia alla Polverini, dalla quale ci si dovrebbe attendere un atteggiamento conseguente. A suo tempo, circa un anno fa, l'ex presidentessa della Regione Lazio aveva in effetti preannunciato a cielo aperto «una serena riflessione sulla possibilità di continuare le battaglie che hanno sempre caratterizzato la mia attività politica e professionale in un partito che sembra aver smarrito lo spirito liberale e riformista delle origini».

Traiettoria politica - Dall'Ugl post fascista di cui è stata segretaria alla sinistra riformista, passando per il lavacro berlusconiano: questa poteva o doveva essere la sua traiettoria politica? Non se n'è ancora fatto nulla, e secondo i maligni ciò dipende da due possibilità: vuoi perché Renzi potrebbe averla respinta, vuoi perché in corso d'opera l'aspettativa di sopravvivenza dalle parti di Italia viva s' è molto assottigliata. Eppure si fa sempre in tempo a smentire certe malignità. La verità è che dentro il movimento berlusconiano, anzi al centro del centrodestra, la posizione di minoranza antisovranista è già doviziosamente occupata da dirigenti come Mara Carfagna, che risulta più credibile agli occhi degli osservatori esterni perché non ha alcun trascorso di destra da farsi perdonare. A differenza della Polverini, che invece da destra viene e magari a destra potrebbe perfino ritornare, un giorno, dopo aver indossato tutte le maschere dell'arco costituzionale pur di guadagnarsi un ultimo istante di semicelebrità. O un articolo su Libero.

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