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Mario Draghi al Quirinale, le posizioni dei partiti. Dubbi del Pd: "L'11% dei seggi non basta"

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Mario Draghi è salito al Quirinale. L'ex presidente della Banca centrale europea ha raggiunto Sergio Mattarella dopo che il capo dello Stato ha fatto il suo nome. Il presidente della Repubblica ha contattato l'economista con l'obiettivo di formare un nuovo governo. Sempre che ottenga la maggioranza in Parlamento. Nelle ultime ore infatti la nomina di Draghi a Palazzo Chigi è irta di ostacoli. In merito alla sua candidatura si è spaccato l'intero Movimento 5 Stelle. "Già durante le consultazioni avevamo annunciato che l’unico governo possibile sarebbe stato un governo politico. Pertanto non voterà per la nascita di un governo tecnico presieduto da Mario Draghi", sono state le parole del reggente Vito Crimi.

Di diverso parere invece Stefano Buffagni. Il viceministro uscente, ha sì messo le mani avanti dicendo che "deciderà oggi l’assemblea", ma ha anche aggiunto: "Mario Draghi ha un profilo inattaccabile, nulla da dire". Non solo, perché proprio mentre l'economista varcava la soglia del Quirinale fonti grilline hanno fatto sapere al Corriere che "la linea di Crimi non è condivisa".

Stessa confusione nel centrodestra. Da una parte c'è Silvio Berlusconi che non ha mai negato sostegno a un governo dalle larghe intese. Purché sia realizzato con l'intento di traghettare il Paese fuori dall'emergenza. Dello stesso parere, o quasi, Matteo Salvini. La Lega è incerta sul da farsi con Luca Zaia e Giancarlo Giorgetti che spingono per l'appoggiare appoggiare Draghi. Inamovibile invece Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d'Italia vuole solo il voto.

Per non parlare poi del centrosinistra. Da una parte il Pd e Italia Viva pronti a dire sì a Draghi presidente del Consiglio, dall'altra Liberi e Uguali. Nicola Fratoianni infatti da parlamentare di Leu ha ammesso che voterà contro. Mentre il dem Andrea Orlando ha ribadito che l'11 per cento in Parlamento del Pd qualcosa vale ancora. "ma non basta". Al netto del M5S, che ha la pattuglia più numerosa, i voti certi secondo gli esperti al Senato sono solo 140. Per partire servirà almeno quota 158.

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