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Mario Draghi, il retroscena sul confronto con Zingaretti: "A questo ci penso io", pressing Pd respinto

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Il metodo Draghi nelle consultazioni è uguale per tutte le delegazioni. Una breve analisi sulla situazione del Paese e sui temi che non sono di sua competenza ascolta, sulle altre che gli appartengono ha una sua visione. Non si scopre, scrive il Corriere della Sera, neppure quando le domande sono dirette. E quando gli chiedono se i suoi ministri saranno tecnici o politici, la risposta che dà è la competenza che li contraddistinguerà.  C'è un limite però che fa capire quanto Draghi ormai sia un politico e non solo un tecnico.

 

 

 

Per esempio durante il colloquio con la delegazione del Pd, Nicola Zingaretti ha chiesto che se bisogna fare delle riforme forte bisogna che le forze che sostengano Draghi diventino una maggioranza coesa e omogenea. Chiaro il riferimento alla Lega e alla presenza nell'esecutivo di Matteo Salvini, cosa che Zingaretti e il Pd vedono come non possibile. A quel punto Draghi ha ricordato come la sintesi del programma spetti al premier: "se la sintesi non piace, i partiti la possono bocciare. Dritto così", scrive il Corriere.

 

 

 

Il Pd non vuole la Lega in maggioranza e spera che Matteo Salvini alla fine abbandoni l'ipotesi di far entrare il Carroccio nel governo, per non lasciare l'opposizione tutta da sola in mano a Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni. C'è chi parla di una  cartellina in cui Draghi ha già nomi dei candidati e le alternative. Infine c'è il caso Conte, il Pd gli avrebbe proposto la candidatura a sindaco di Roma o quella in un collegio toscano vacante. Il premier uscente valuta però anche l'offerta grillina di entrare nel governo alla Farnesina. Difficile che questo accada, Giuseppi ha fatto di tutto per sabotare lpex governatore della Bce. "Fino alla sera dell'incarico, quando chiamò il senatore Andrea Causin, un responsabile, per dirgli di tenere duro: 'Ho il controllo del Movimento. Non voteranno la fiducia a Draghi e io tornerò al governo. Aspetta'", scrive il Corriere. E, invece, è andata diversamente da come voleva Conte. Difficile che, a questo punto, Draghi voglia al suo fianco chi ha fatto di tutto per farlo fuori.

 

 

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