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Mario Draghi, un posto da ministro all'uomo dimenticato da Conte. Voci clamorose sulla squadra di governo

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Il governo "delle seconde file" e dei ripescati eccellenti. Mario Draghi potrebbe vedersi costretto a non imbarcare nella squadra dei ministri i leader dei partiti che lo appoggiano (Nicola Zingaretti, Matteo Salvini, Matteo Renzi, il capo ombra del M5s Luigi Di Maio e quello non ufficiale Giuseppe Conte) per non creare malumori politici eccessivi e qualche imbarazzo personale.

 



E così, scrive il Messaggero, si fa largo l'ipotesi di creare un governo di numeri due, rappresentanti di peso ma non segretari, da Giancarlo Giorgetti per la Lega all'onnipresente Dario Franceschini per il Pd, peraltro i più rispettati quando si parla di trattative e mediazioni. C'è poi il capitolo "ministri tecnici" per alcuni posti-chiave. Per l'Economia sono in ballo due nomi di Bankitalia, Daniele Franco e Luigi Federico Signorini, con l'aggiunta di Carlo Cottarelli. Allo Sviluppo Economico, sempre secondo il quotidiano romano, sale la candidatura del super-manager Franco Bernabè e quella di Marcella Panucci ex dg di Confindustria. 

 



La grande sorpresa, però, potrebbe essere il nome di Vittorio Colao. Manager con ruoli di  primissimo livello in Italia e all'Estero, stimatissimo negli ambienti che contano, un curriculum lungo così che non a caso gli aveva fatto guadagnare il coordinamento della task force che in piena prima ondata di coronavirus aveva lavorato al mirabolante piano di rilancio dell'Italia e al Recovery Plan. Era stato uno degli specchietti per allodole del precedente governo, con Giuseppe Conte che sembrava puntare tantissimo sulle proposte delle migliori menti italiane salvo poi cestinarle in modo clamoroso, ignorarle del tutto e asserragliarsi nella (ridicola, oggi possiamo dirlo visto com'è finita) kermesse romana di Villa Doria Pamphili. Ecco, se davvero Draghi recupererà Colao, il suo si potrà veramente definire un governo di discontinuità con il passato recentissimo.

 

 

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