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M5s, Elio Lannutti nel retroscena di Minzolini: "Crimi senza poteri dalle 13.30 di mercoledì, le espulsioni sono nulle"

 Davide Casaleggio

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I Cinque stelle sono nel caos totale. Spaccati sul voto di fiducia a Mario Draghi e lacerati dalle due se non tre anime del partito, ora rischiano la scissione e diverse cause in tribunale. Vito Crimi, capo politico del Movimento, ha provveduto all'espulsione immediata dei senatori dissidenti dal loro gruppo parlamentare. Ma la controffensiva è dietro l'angolo. "A me Casaleggio mi ha detto che i poteri del reggente Crimi sono cessati alle 13,30 di mercoledì. Per cui le espulsioni non sono valide. Daremo battaglia dentro. Se ci danno torto è pronto il gruppo", confida Elio Lannutti ad Augusto Minzolini che riporta tutto nel suo retroscena su il Giornale. "Faremo ricorso", attacca Lannutti, che è tra i dissidenti espulsi.  Ce ne sono altri, infatti, pronti a trascinare i vertici in tribunale per avere giustizia. 

 

 

Crimi pensava di riuscire a contenere il dissenso con le espulsioni, peccato che il suo intento, confidano i fedelissimi alla linea Rousseau-Casaleggio, sia stato "un errore". In sostanza, i vertici hanno sbagliato tutto perché non hanno pensato alle conseguenze politiche del dissenso di grillini come Barbara Lezzi e Nicola Morra. La loro cacciata in realtà sta dando il via ad una aggregazione dei ribelli in nuovi gruppi parlamentari, come ammette esplicitamente il senatore Mattia Crucioli, che infatti rinuncia direttamente al ricorso.

 

C'è poi la questione Crimi. "L'espulsione - spiega l'avvocato Lorenzo Borrè a il Giornale, vero esperto di regolamenti e statuti grillini dopo aver patrocinato parecchie cause in materia - andava decisa dal capogruppo del Senato e ratificata dal voto on line a meno che non sia richiesta dal capo politico. C'è un problema: Vito Crimi non è più il capo politico". Già. Perché 24 ore prima un voto su Rousseau, continua l'ex senatore di Forza Italia, "aveva modificato lo Statuto, cancellando la figura stessa di capo politico»del Movimento e affidando la guida a un comitato direttivo di cinque membri, che però deve ancora essere eletto. Dunque chi comanda nel M5s?", si chiede Minzolini, e se lo chiedono pure i dissidenti. Tanto che Lezzi e  Morra hanno annuciato di volersi candidare per il direttivo. 

 

Beppe Grillo da parte sua ha provato a mettere una pezza prolungando in fretta e furia il mandato di Crimi. Ma, conclude Borrè. "le sue lettere che confermano Crimi non hanno valore, citano un articolo dello Statuto che prevede la mancanza di un componente del direttivo, non di tutti e cinque". 

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