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Attacco hacker al Lazio, il generale della Finanza Rapetto: "Dubbi su Zingaretti, tra l'abuso e il procurato allarme"

Nicola Zingaretti

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Umberto Rapetto, generale della Guardia di Finanza in congedo responsabile di indagini divenute famose nella caccia agli hacker, mette sotto pressione Nicola Zingaretti sull'attacco degli hacker alla Regione Lazio. Il generale fa emergere una serie di dubbi: “Siamo in bilico tra l’abuso della credulità pubblica e il procurato allarme. Comunque la si voglia rigirare, la patetica storia degli hacker alla Regione Lazio ondeggia pericolosamente tra l’entusiastico ‘abbiano recuperato tutto’ e il rassicurante ‘dai, non è successo nulla’. Probabilmente la cabina di regia della comunicazione dell’ente pubblico ritiene di aver dinanzi una platea di rintronati o, peggio, di ‘boccaloni’ pronti a bersi le stravaganti e contraddittorie versioni dell’accaduto che si susseguono in rapida sequenza nella sbigottita incredulità di chi davvero ne sa qualcosa e nella insofferenza di chi, dotato di normale buon senso, è semplicemente stufo di vedersi rifilare un racconto differente ogni mezza giornata”, scrive l'ex militare.

 

 

“Esistono procedure di sicurezza in grado di evitare questo genere di dramma - prosegue Rapetto - basta eseguire ripetutamente copie di salvataggio e conservare i relativi esemplari ‘offline’, ovvero non collegati a Internet. Quei dischi, irraggiungibili dai malvagi pirati informatici perché riposti in cassaforte, avrebbero consentito la pressoché immediata ‘ripartenza’ nel giro di poche ore, giusto il tempo per verificare l’integrità del backup più recente possibile. Una settimana di blackout dovrebbe indurre chi gestisce il sistema informatico  a dare una coraggiosa prova di autocoscienza. Se il team avesse un briciolo di dignità procederebbe ad un harakiri collettivo in diretta streaming”, aggiunge l'ex generale.

 

 

 

 

 

Dopo tutti questi giorni salta fuori - ed ecco che si instilla il dubbio -, nello stupore della popolazione sorpresa dal miracolo, che il backup non era stato cifrato, ma solo cancellato e che grazie ad un software provvidenziale è riemerso dalle sue ceneri, pardon, dal cestino. L’incredibilità del rinvenimento è palese. Se al contribuente interessa sapere, e sapere davvero, se è stato pagato un riscatto cui fortunatamente ha fatto seguito la ricezione delle chiavi per sbloccare tutto a me interessa capire come ci siano voluti sei giorni per capacitarsi che il backup non era criptato, ma cancellato così come ha dichiarato un noto consulente. Se quelli di LazioCrea sono così bravi - conclude ironico il generale ed esperto - perché non trasformano questa prodigiosa capacità di recuperare tutto in un business? Potrebbero avere un mercato che li attende…”, conclude Rapetto.

 

 

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