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Giuseppe Conte ufficialmente disoccupato: "Aspettativa senza stipendio", l'univeristà allontana il grillino

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Antonio Rapisarda
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La "pazza idea", come l'ha definita Repubblica, ossia la candidatura di Giuseppe Conte come capolista dei 5 Stelle per le Comunali di Napoli, «per testare il suo consenso», è stata bruscamente smentita ieri dallo staff: «Totalmente priva di fondamento». Il motivo? La versione ufficiale racconta che l'ex premier, una volta eletto, non potrebbe garantire la presenza in Consiglio comunale «visti gli assorbenti impegni (sic) per realizzare il rinnovamento, sul piano nazionale, del M5S». Scavando un po', confermano a Libero fonti parlamentari vicine al garante, emerge un'altra verità: il timore di un mezzo flop personale da parte del neo-leader all'interno di una tornata che già si candida ad essere un bagno di sangue per i pentastellati (speranzosi di ottenere uno strapuntino solo al traino del Pd a Napoli e a Bologna). 

Un'ulteriore conferma, dunque, che in queste Amministrative l'avvocato intende metterci la faccia il meno possibile. Anzi, raccontano i ben informati, le elezioni di ottobre sarebbero pure l'occasione per Conte per iniziare a «liberarsi di alcuni pentastellati storici» - di qui il ritiro, fra lo sgomento dei dirigenti, del simbolo M5S in diverse città italiane - per lasciare spazio, dove esiste qualche possibilità concreta, a liste civiche piene zeppe di uomini di fiducia vicini allo studio Alpa: ciò che sta avvenendo ad esempio in Puglia, spesso a sostegno di candidati vicini a Michele Emiliano. Di fatto, spiegano gli osservatori, si tratterebbe dell'embrione del neo-Movimento: un'eventualità che sta creando malumore crescente fra i portavoce territoriali e fra diversi parlamentari (con tanto di sciopero dei versamenti dovuti). 

 

ALLERGIA
A ciò va aggiunto un altro elemento per inquadrare meglio la "fuga": Conte da Volturara Appula, almeno al momento, non sembra proprio a suo agio nel gareggiare in elezioni che contemplino la possibilità reale di una contesa. Già premier «per caso» (lo ha ammesso lui stesso), nominato dall'alto senza aver raccolto un voto in vita sua; oggi leader dei grillini per mezzo di una votazione "plebiscitaria", nel senso che è stato l'unico partecipante indicato nella scheda. E nonostante ciò è stato capace di non farsi votare da un grillino su due, se è vero che solo in 62mila su 115mila iscritti alla piattaforma hanno votato per la sua incoronazione. 

 

Alla luce di questa allergia per la competizione, non è un caso che qualche settimana fa l'ex premier giallofucsia abbia scelto di non correre (rischi) per le suppletive nel collegio di Primavalle a Roma. Un seggio tutt' altro che blindato e per giunta inserito nel perimetro del famigerato progetto (rimasto tale) targato Virginia Raggi: la funivia urbana Casalotti-Battistini. Due motivi, avrà pensato "Giuseppi", per tenersene ampiamente alla larga. L'inizio complicato della carriera da leader grillino di Conte coincide anche con una tegola su quella professionale di professore di Diritto civile: l'Università di Firenze infatti - in nome del Dpr 382 del 1980 che fissa l'incompatibilità con l'esercizio della docenza in caso di «nomina a presidente o segretario nazionale di partiti rappresentati in Parlamento» - ha chiesto nelle scorse ore all'avvocato «comunicazione formale dalla data di decorrenza del mandato» per poter procedere a collocarlo in aspettativa, senza assegni. 

Insomma, Conte presto rimarrà (seppur temporaneamente) senza lavoro e senza stipendio: l'incarnazione, si potrebbe dire, del perfetto leader dei 5 Stelle. A cui manca a questo punto solo la ciliegina sulla torta: l'accesso al reddito di cittadinanza. Sempre che nel frattempo lui e pentastellati non si rimangino pure questo. 

LA FUGA
A proposito di fughe, ieri sera è stato il turno degli attivisti di "MovExit": stavolta proprio nei confronti di Conte. Protagonista dell'iniziativa il numeroso gruppo di grillini (molti fan di Di Battista) che hanno scelto significativamente la notte di San Lorenzo per far cadere tante "stelle" - ossia la propria iscrizione - contro «un partito che non ci rappresenta». Fra gli hastag più in voga: «MoVimento 5 servi».

 

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