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Enrico Letta, l'unico obiettivo del Pd è rimanere al potere: la campagna elettorale? È adesso

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Iuri Maria Prado
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L'apporto progressista al potere di governo è puramente parassitario e non è neppure rivolto a orientarne l'attività, se non quando questo è necessario per la coltivazione del rapporto di corruttela con i neofascisti dei 5 Stelle: si tratta semplicemente di una tappa incidentale nel percorso di accreditamento di un partito che da quando esiste concepisce sé stesso come un pezzo dell'ordinamento, una "cosa" che ha senso di esistere non per quello che dice e propone né tanto meno per ciò che fa, ma per dove sta e cioè al potere. In seno al governo Draghi quel tipo di atteggiamento è anche più manifesto.

 

 

Diversamente rispetto a quel che fanno le componenti di destra, le quali armeggiano bene o male per contrassegnare in qualche modo le scelte dell'esecutivo, il Pd vi dimora e ci lavora dentro come in un maestoso esperimento balneare, una palestra di ipocrisia e retorica bugiarda che non è neppure trasformista perché è sempre la stessa assenza di iniziativa, sempre la solita brama conservatrice a qualificare il posizionamento progressista in questo ennesimo avvicendamento di potere fondato sull'elusione della prova elettorale.

 

 

Ma non è in discussione la critica facile per cui quel partito vuol governare senza passare per il voto, perché è molto peggio: vuole il voto passando per il governo. Per gli altri la campagna elettorale comincerà dopo: per il Pd è questa, è ora. Non governa: "è" governo, ed è questo il suo contrassegno elettorale, questo è il suo simbolo effettivo. 

 

 

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