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Mario Draghi, "cosa penso del reddito di cittadinanza": indiscreto dal CdM, così ha umiliato i grillini

Stefano Re
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 Le parole più dure, illustrando la manovra al termine del consiglio dei ministri che l'ha approvata, Mario Draghi le riserva alla prebenda voluta dai Cinque Stelle. «Occorre mantenere lo spirito del reddito di cittadinanza», ripete. È il contentino che dovrebbe tenere buoni Giuseppe Conte e le sue truppe. Oltre allo spirito, però, del loro feticcio non dovrebbe restare molto altro. «È chiaro», avverte il presidente del consiglio, «che il sistema precedente non ha funzionato». Sotto l'aspetto dei controlli, ma non solo. Perché ora, aggiunge, «c'è un chiaro disincentivo ad accettare il lavoro in bianco, ma l'incentivo ad accettarlo in nero c'è tutto».

 

 

 

 

Il nuovo sistema dovrà essere «esente da abusi e non d'intralcio al buon funzionamento del mercato del lavoro». Per questo sono allo studio, e presto verranno varati, «vari meccanismi di controllo, molto più precisi ed ex ante, ossia da fare prima della percezione del reddito». L'altro nervo scoperto, la previdenza, riguarda soprattutto i sindacati. «Quota 100 finisce quest' anno», annuncia Draghi. Che non nasconde la propria contrarietà per quel provvedimento: «È stata un'esperienza che non ho mai condiviso e che ha creato la necessità di tornare alla normalità ancora più urgentemente, perché è costata molto».

 

 

 

 

 

Prima di «tornare in pieno al contributivo», che è l'obiettivo del governo, ci sarà una quota 102 «transitoria», che durerà un anno. Novità che i sindacati non sembrano voler digerire, tanto da minacciare lo sciopero. Draghi non pare farsene una preoccupazione: «Non me l'aspetto uno sciopero generale, ma sarà una decisione dei sindacati. Mi parrebbe strano, vista la disponibilità del governo a discutere, ma ripeto, la decisione è nelle mani dei sindacati». Per dimostrare che i margini di trattativa ci sono, il premier fa sapere che il governo non ha fissato una nuova data per andare in pensione: «Sarà il frutto delle interlocuzioni che avremo nei prossimi giorni e anche di un conto che si fa».

 

 

 



 

 

 

TRATTATIVE - Assieme alle associazioni delle imprese e al parlamento, i sindacati saranno ascoltati pure sull'uso dei soldi destinati al taglio delle tasse. Riguardo al quale «il governo non ha deciso il peso delle varie misure». È la partita su cui Draghi vuole lasciare più libertà possibile alle forze di maggioranza e alle parti sociali, evidentemente perché quei soldi rappresentano una sorta di dividendo da distribuire alle diverse categorie di contribuenti. Sinora, assicura, «con i sindacati non c'è stato alcuno scontro o trauma sulla riduzione delle imposte», smentendo così le voci di un conflitto sociale già iniziato. Proprio l'entità del taglio delle tasse è la notizia con cui Draghi ha presentato la manovra. «Questa è una legge espansiva, che accompagna la ripresa. Tagliamo le tasse, stimoliamo gli investimenti». E la cifra messa sul piatto, secondo i conteggi del governo, è più alta del previsto: «Saranno circa 12 i miliardi stanziati per ridurre la pressione fiscale nel 2022. Non 8, ma 12. Otto sono per un intervento mirato a ridurre i costi sulle imposte sulle società, per le persone, per il cuneo fiscale». Il modo in cui saranno spalmati, appunto, verrà deciso nelle prossime settimane: «Ci sono varie ipotesi di impiego. Ascolteremo il parlamento e le parti sociali e proporremo un emendamento governativo alla manovra che definisca le modalità di utilizzo degli 8 miliardi». L'operazione "fisco più leggero" non sarà limitata al prossimo anno. In totale, nel triennio 2022-2024, Draghi avvisa che «ci sono quasi 40 miliardi di euro, in termini cumulati, per ridurre le tasse».

 

 

 



 

 

 

CRESCITA DEL PIL - L'altra buona notizia che Draghi vuole dare agli italiani riguarda la crescita economica. Già quest' anno, sottolinea, «il Paese crescerà probabilmente ben oltre il 6 per cento. È un momento per l'Italia molto favorevole, dobbiamo essere capaci di mantenere questa crescita anche negli anni a venire. Gli ultimi due trimestri sono stati notevoli per la crescita, il quarto si preannuncia egualmente positivo». Al punto che il ritorno del prodotto interno lordo ai livelli precedenti l'epidemia potrebbe avvenire prima del previsto. È il ministro dell'Economia Daniele Franco, presente in conferenza stampa accanto a Draghi, a fornire la previsione: «L'ipotesi è che già nel secondo trimestre l'anno prossimo il Pil torni a livelli pre-crisi». Tanto rosea appare la situazione, tanto sono soddisfatti i membri del governo, che alla fine del consiglio dei ministri, racconta Draghi con uno dei suoi mezzi sorrisi, «c'è stato anche un applauso, c'è stata condivisione per il lavoro fatto».

 

 

 

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