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Gianluigi Paragone, il crollo del reddito: quanti soldi ha perso da quando è entrato in Senato

Alessandro Gonzato
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«Forse mi dimetto dal ruolo di senatore» aveva dichiarato a dicembre 2018 Saverio De Bonis, appena espulso dal Movimento 5 Stelle per "violazione del codice etico", questione di due vecchi procedimenti giudiziari (prescritti). Questione di o-ne-stà per Grillo, Di Maio e l'allora banda di moralizzatori. «Forse mi dimetto», ecco, forse. Perché De Bonis non l'ha fatto, d'altronde non era affatto obbligato e neanche gli conveniva, dato che nel 2017 prima d'entrare a Palazzo Madama il suo reddito complessivo ammontava a zero (così c'è scritto sulla sua dichiarazione all'Agenzia delle Entrate pubblicata sul sito del Senato) nonostante la comproprietà al 50% di un terreno e di un fabbricato, una Ford Focus e un trattore Landini e il 50% delle azioni della Agricola De Bonis s.s. Nel 2018, primo anno da senatore, ha dichiarato 79.651euro, e attualmente - tra i banchi del Gruppo Misto - ne guadagna 102.360. Nel 2017 il reddito era nullo anche per Emanuele Dessì, di professione manager, anche lui ex grillino passato al Misto.

 

 

 

 

 

 

L'ultima documentazione disponibile dice 99.699. C'è poi la senatrice crotonese Margherita Corrado, 52 anni, le cui entrate annuali erano di euro 4.381 ma che dopo essere entrata a Palazzo sono cresciute a 99.796: pure lei ex grillina, pure lei espulsa dal Movimento, stavolta per non aver votato la fiducia al governo Draghi. Ecco, Draghi. La domanda (retorica) è la seguente, ammesso e non concesso che a febbraio il premier diventi presidente della Repubblica: ma chi glielo fa fare a questi parlamentari (neoeletti) di andare a elezioni anticipate rinunciando alla pensione e a un altro annodi stipendio garantito? Mettetevi nei panni della senatrice Virginia La Mura, anche lei un tempo 5 Stelle e ora nel grande fritto Misto: come consulente nel 2017 guadagnava 8.950 euro e attualmente, da onorevole, ne guadagna 99.699.

 

 

 

 

 

 

 

 

RISCHIO TROPPO ALTO - E cosa dovrebbe fare la collega triestina del Pd Tatjana Rojc critica letteraria di lingua slovena, passata da 8.069 a 99.699? Per di più è stata uno dei 7 firmatari Dem (tra i 64 totali) per il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari. Dimettersi per poi rischiare di non tornare più a Roma? Adriano Cario (Misto) nel 2018 ha dichiarato 6.325 come dipendente dell'ufficio migrazioni dell'Argentina ma - è bene sottolinearlo- residente a Buenos Aires, aveva specificato di «non avere l'obbligo di presentare il mod.730 per i propri redditi in quanto non soggetti a tassazione». Prendeva uno stipendio dignitoso prima di entrare al Senato, Andrea Ferrazzi (Pd) - 27.750 euro - ma ora ne prende 103.702. Il compagno di partito Eugenio Comincini ne percepiva 35.049 e oggi il triplo. Va riconosciuto che tra i Dem c'è anche chi ci ha rimesso parecchio, come il giornalista Tommaso Cerno, ex direttore de L'Espresso, che da 149.454 euro è sceso a 86.611. L'economista Tommaso Nannicini ci ha rimesso 20 mila euro.

 

 

 

 

 

 

 

È comunque un altro giornalista, Gianluigi Paragone (ex 5 Stelle, poi Misto) ad aver rinunciato alla somma più cospicua decidendo di candidarsi al Senato: nel 2018 dichiarava 395.501 euro e nel 2020 ne ha dichiarati 102.202. Ci vuole fegato. A parte pochissimi altri casi, il quinto elenco di onorevoli miracolati dalla politica che pubblichiamo dà la misura del perché gran parte dei parlamentari di prima nomina siano disposti a inchiodarsi alla poltrona piuttosto di ridare la parola agli italiani.

 

 

 

 

 

 

 

Il molisano Fabrizio Ortis (ex M5s) grazie al balzo da 13.900 a 104.848 annui ha potuto comprarsi un fabbricato a Campobasso e una Jeep Renegade. Elena Botto, di cognome e di fatto: da 14.786 a 101.088 euro. La salernitana Luisa Angrisani, insegnante, è schizzata da 14.786 a 101.088. Iscritta al Gruppo Misto, fa parte della componente "L'Alternativa c'è". C'è eccome. 

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