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Maria Elena Boschi smaschera il "grillino" Romano Prodi: "Un uomo accecato dal risentimento"

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Maria Elena Boschi non ci va per il sottile. Intervistata la capogruppo di Italia viva alla Camera inizia infilzando il Partito democratico e, più nel dettaglio, il suo leader. "Enrico Letta vuole andare al voto, perché vuole cambiare i gruppi parlamentari nei quali non incide per nulla - spiega a La Stampa -. Allo stesso modo Conte, Salvini e Meloni preferiscono il voto nel 2022 perché più utile per i loro partiti. Noi invece siamo concentrati su ciò che serve all’Italia". Tra le necessità per la Boschi, quella di proseguire la legislatura con Mario Draghi. Il premier, nonostante le costanti fibrillazioni interne al governo, regge. O almeno è quello che sperano i renziani.  Italia Viva all'ex numero uno della Bce non intende rinunciarci. Per il Quirinale il partito di Matteo Renzi ha già un profilo, che la stessa Boschi descrive: "Europeista, atlantista, garantista, uomo o donna delle istituzioni. In linea con Ciampi, Napolitano e Mattarella".

 

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Su una cosa la deputata si sbilancia ed è l'alleanza con il Movimento 5 Stelle: "Non saremo mai con Salvini e Meloni che sono sovranisti. Ma non saremo nemmeno con Conte e Taverna che sono populisti. Il Pd scelga. Se preferisce allearsi con Toninelli anziché con Bellanova vorrà dire che non ci sono più i compagni di una volta e ne prenderemo atto. Se il Pd sposa i populisti noi lavoreremo per una casa comune liberal democratica e certamente riformista".

 

 

Non sono comunque passate inosservate le ultime votazioni in cui Italia Viva ha sostenuto il centrodestra, mandando sotto la maggioranza. Primo tra tutti a commentarle è stato Romano Prodi, a cui la Boschi replica: "Ho sempre avuto stima per lui tanto da votarlo nel 2013 come presidente della Repubblica, ma oggi faccio fatica a riconoscerlo. A destra ci stanno Meloni e Salvini, non Renzi. Il governo con la Lega lo ha fatto il M5S di Conte, non noi. Se Prodi non vede la differenza significa che è accecato dal risentimento perché nel 2015 Renzi gli ha preferito Mattarella per la corsa al Quirinale. A distanza di sette anni posso dire che ha fatto bene".

 

 

 

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