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Giancarlo Giorgetti verso le dimissioni, conferme dalla Lega: "A chi vuole farla pagare". Terremoto per il Colle

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Ci sarebbe una profonda amarezza personale dietro la ventilata possibilità di dimissioni dal governo da parte di Giancarlo Giorgetti. L'indiscrezione è parzialmente confermata dallo stesso numero due della Lega, capodelegazione del Carroccio nell'esecutivo di Mario Draghi, ministro dello Sviluppo economico nonché "draghiano di ferro": “Per alcuni questa giornata porta al Quirinale, per me porta a casa”, ha detto ai giornalisti. Qualcuno gli chiede direttamente se si riferisce a sue possibili dimissioni: "È una ipotesi, magari c'è da migliorare la squadra...".

Sono minuti di grande politica. Giorgetti è uomo di fiducia di Draghi, quindi è da escludere qualsiasi tensione con il premier. Viceversa, da mesi si parla di frizioni con Matteo Salvini nella gestione dei dossier di governo e, nell'ultima settimana, delle strategie per le candidatura del Quirinale. Venerdì, quando è ufficializzata la candidatura di Elisabetta Casellati, Giorgetti aveva commentato sibillino: "Se fallisce che succede? Dovete chiederlo a Mario Draghi". La candidatura della presidente del Senato, forzista, non è solo fallita. Si è schiantata contro i franchi tiratori del centrodestra. E così quella battuta di Giorgetti sembra ora la quadratura del cerchio, visto che secondo i retroscenisti sarebbe stato proprio Draghi a rimettere a posto i cocci della maggioranza, obbligando i partiti incapaci di trovare un nome comune a ritornare sui propri passi e accettare l'umiliante opzione del Mattarella bis, ammissione di incapacità politiche palesi.

Secondo molti ora si apre il "Draghi bis", con un rapporto se possibile rafforzato tra Quirinale e Palazzo Chigi. Ma Giorgetti, polemicamente, vorrebbe farla pagare al "fuoco amico che lo ha spesso messo sotto accusa", spiegano fonti a lui vicine. La Lega, certo, ma soprattutto qualche alleato. Altra possibile lettura: la consapevolezza che ora inizierà un periodo di "lacrime e sangue", in cui Draghi di fatto avocherà ai ministri politici tutte le decisioni di peso, avallato da Colle, Bruxelles e mercati, per chiudere la partita del Pnrr a ogni costo. Un costo che la stessa Lega potrebbe pagare salatamente. E Giorgetti, il più draghiano del lotto, potrebbe diventare facilmente un capro espiatorio. 

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