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Gianluigi Paragone, un kamikaze a Milano: chiede il riconteggio dei voti? Ecco il risultato: che figuraccia...

E. Pa.
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A volte i riconteggi delle schede elettorali non sono una buona idea. Perdere di qualche voto - si trattava di una cinquantina- nel caso di Gianluigi Paragone, candidato sindaco a Milano, poteva pure starci. Onorevole diciamo. Ma scoprire un divario molto più ampio, be', non è confortante. E così il leader di Italexit, ex senatore del Movimento 5 Stelle, non entrerà a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, come consigliere comunale. L'ex pentastellato aveva chiesto il riconteggio delle schede perché - a suo dire - sarebbe rimasto fuori dal parlamentino milanese per una manciata di voti.

 

Ma l'ex senatore del M5S, secondo un documento inviato dalla prefettura al Tar, avrebbe raccolto ancora meno preferenze di quelle messe a verbale. Nel dettaglio: per arrivare al 3% (il minimo per entrare in Consiglio nei comuni con più di 15mila abitanti) gli mancherebbero 1.541 voti e non 43. Corso Monforte, sede della prefettura di Milano, ha comunicato al collegio del Tar, chiamato a pronunciarsi sulla questione, che «il numero riportato a pagina 97 del verbale delle operazioni elettorali dell'Ufficio elettorale centrale è frutto di errore materiale in quanto, dall'esame dello stesso verbale, si evince che, in realtà, il totale dei voti validi conseguiti dalle liste "Milano Paragone Sindaco" e "Grande Nord" non è pari a 14.376 ma a 12.878». Di conseguenza, l'estromissione delle su indicate liste è avvenuta per uno scarto di 1.541 voti validamente espressi e non per soli 43.

Ma non è tutto. Paragone aveva scritto nel ricorso che, in caso avesse raggiunto il 3%, sarebbe saltato lo scranno di Annarosa Racca, consigliere comunale della Lega. La prefettura, invece, ha fatto notare che nel caso in cui il leader di Italexit raggiungesse il 3% (e non è questo il caso) lo scranno che salterebbe sarebbe quello del consigliere di Milano in Salute, quindi quello di Marco Fumagalli. Insomma, un errore dietro l'altro. Eppure all'epoca del risultato elettorale il leader del movimento Italexit ne era convinto: «Qualcuno non ha voglia di farmi entrare in Consiglio comunale». Aggiungendo che «a Milano ce l'hanno fregato, non ho dubbi. Siamo al 2,99%, quando siamo sempre stati sopra al 3% per tutta la notte e stranamente ci svegliamo così. È un po' difficile pensare che lo scarto minimo tra il mio nome e la mia lista sia praticamente nullo, quando doveva essere il mio nome a trainare. Secondo me qualcuno non ha voglia di farmi entrare in Consiglio comunale. Vediamo se è il caso di richiedere il riconteggio delle schede».

 

Il riconteggio c'è stato, ma non è andata esattamente come pensava lui. Al senatore non resta che consolarsi con l'attività parlamentare. «Lunedì, al Senato, si terrà una conferenza stampa organizzata dal gruppo ItalExit per l'Italia per ufficializzare il passaggio del senatore William De Vecchis dalla Lega al partito guidato da Paragone», spiega una nota. «Nell'occasione il senatore De Vecchis spiegherà le ragioni che lo hanno spinto ad abbandonare la Lega. All'incontro sarà presente lo stesso Paragone, che durante la conferenza stampa annuncerà la nuova definizione di Italexit no Green pass e rivelerà i nomi di altre personalità importanti che hanno deciso di aderire al suo partito». Ma senza riconteggi, però... 

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