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Palermo, Luciana Lamorgese dietro al caos ai seggi: l'ultimo fallimento

Francesco Storace
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A Palermo ieri un solo seggio era affollatissimo. E ovviamente aperto e perfettamente funzionante: quello dove ha votato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Con la sua nutrita scorta, il Capo dello Stato non ha fatto sentire soli i vigilanti del voto... Ignominiosa è stata invece la giornata elettorale in tante zone del capoluogo siciliano, che ha dovuto fare i conti con la carestia di presidenti di seggio e scrutatori. Che però era nell'aria. Persino sabato sera c'era stato l'allarme per le notizie di diserzioni dai seggi. Anche Luciana Lamorgese, ministro dell'Interno straordinariamente inefficiente, era stata avvisata. In Prefettura ore concitate, il sindaco finalmente uscente Leoluca Orlando a bearsi con intervista sul suo reame finito. Per lui, parlava a sproposito il segretario generale del Comune, Antonio Le Donne, che a una certa ora ha deciso far sapere che il lavoro di normalizzazione delle sezioni elettorali era stato completato «in maniera encomiabile» dopo trenta ore di emergenza. Encomiabile: deve essere un vocabolo nuovo per rappresentare il disastro.

 

 

HACKER E MAFIA - Eppure era Palermo e non Caporetto. Ma in Prefettura sapevano o no quello che stava succedendo? I report al Viminale li inviavano? Mai come ora va pretesa chiarezza su quello che è successo, ricostruendo con la massima precisione la catena di trasmissione di ogni singolo dato. Nell'ordine, a Palermo, grosso modo in una settimana è accaduto di tutto: un bell'attacco hacker al sito del Comune di Palermo con tanto di ricatti di natura economica e diffusione online di migliaia di dati riservati dell'amministrazione; un po' di arresti e indagini di mafia a conferma che non c'era proprio disinteresse dei clan sulle elezioni, anche se poi bisognerà capire come finirà nei conseguenti processi; la rinuncia di centinaia di persone tra presidenti di seggio e scrutatori designati; la partita di calcio la sera del voto.

 

 

MOMENTI DELICATI - Domanda: quei cittadini liberi da condizionamenti che sono andati al seggio e lo hanno trovato vietato agli elettori, secondo voi ci sono tornati o hanno mandato tutti al diavolo? E quelli invece mossi dalle bande che ancora infestano la città, ci saranno tornati? In questo secondo caso probabilmente sì, gli apparati che contano magari non si saranno fatti perdere l'opportunità. Meno gente vota, più contano quelli che votano. La Lamorgese avrebbe dovuto dare segnali di vita da giorni. E invece non se ne ha notizia. Anche per questo da più parti se ne sono chieste le dimissioni. Perché è in momenti così delicati che lo Stato si deve far vedere, tanto più con le indagini che sono clamorosamente in corso. Diversi esponenti politici si sono permessi di sottolineare la necessità di prorogare di una mattinata le elezioni comunali di Palermo (figurarsi i referendum già piombati in tutta Italia con un piano diabolico di sabotaggio) ma lei non ha profferito parola. La Lamorgese ha solo fatto sapere di concedere al popolo il diritto di votare anche per chi si fosse trovato all'interno del seggio alle 23 di ieri. Un premio all'assembramento provocato dall'inerzia congiunta del Viminale, della Prefettura e del Comune.

 

 

PALAZZI DI GIUSTIZIA - Probabilmente, a partire da domani si registrerà più affluenza in tribunale che ai seggi, per gli esposti e i ricorsi che si annunciano copiosi e inevitabili. Perché se non c'è uno straccio di autorità a garantire la regolarità delle operazioni di voto, è anche ovvio che da qualche parte bisognerà chiedere giustizia. Anche se di questi tempi invocare il diritto nei Palazzi di giustizia è sempre più una scommessa. Al cittadino, considerata l'affluenza ai referendum, pare stia bene così. Come al solito, il cane si morde la coda. A proposito, nel pomeriggio ci sarà lo scrutinio delle comunali per le schede che gli elettori sono riusciti a infilare nelle urne. C'è da scommettere che ci vorrà un surplus di mobilitazione delle forze dell'ordine per bloccare le risse che - giurateci - si scateneranno nei seggi per una preferenza o l'altra. Non è che chi si è mosso per eleggere l'amico dell'amico può rinunciare così facilmente... 

 

 

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