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Giuseppe Conte, "valuteremo". Crisi di governo, fa il gioco duro

 Giuseppe Conte

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Non sarà facile ricostruire un rapporto di fiducia e non basterà una telefonata. I rapporti tra Mario Draghi e Giuseppe Conte sono a un livello di freddezza e di tensione tale che la tenuta della maggioranza è davvero a rischio. Il presidente del Consiglio e il leader del Movimento 5 stelle si vedranno lunedì 4 luglio a Palazzo Chigi, quando Draghi sarà tornato a Roma dopo qualche giorno trascorso nella sua Città della Pieve. "Sarà un incontro importante", dice Conte, il quale però non esclude la rottura, riporta il Corriere della sera in un retroscena: "Sulla permanenza al governo coinvolgeremo gli organi politici e valuteremo".

 


Una riconciliazione potrà avvenire se Conte otterrà qualcosa di concreto in merito ai provvedimenti del governo per convincere i suoi parlamentari che si può continuare a stare nel governo: quindi i temi saranno la guerra, la recessione, la siccità, il caro energia. Secondo una indiscrezione dell'Adnkronos, i 5 Stelle erano "pronti a non votare la risoluzione sull'Ucraina, ma la scissione di Luigi Di Maio fermò tutto".

L'avvocato del popolo è ancora fortemente irritato per quello che lui ritiene un vero e proprio oltraggio da parte del premier. La sua smentita poi la considera "debole e tardiva" e continua a sospettare che Draghi abbia davvero chiesto a Beppe Grillo di farlo fuori perché "inadeguato". Ai suoi avrebbe infatti rivelato i suoi dubbi sulle ultime mosse del presidente del Consiglio e di Di Maio: "Una scissione così non si coltiva in poche ore, c'era un'agenda personale che viene da fuori... È stato Draghi a suggerirlo? Ne parlerò con lui lunedì".

 

 

Insomma, la domanda è, come se ne può uscire? Sul termovalorizzatore Draghi non retrocede, a costo di mettere la fiducia sul decreto Aiuti che contiene la norma sgradita ai Cinque stelle. Sull'invio di armi all'Ucraina, dallo staff del presidente del Consiglio sono categorici: "Se Conte pensa di contestare il decreto votato da loro stessi, impedendo al premier di avere piena agibilità mentre c'è la guerra, il governo cade". L'unico punto di incontro può essere sul rilancio del reddito di  cittadinanza, misura alla quale Draghi non si oppone.

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