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Giuseppe Conte: "Nessuna rassicurazione a Draghi". Dopo la fiducia, crisi più vicina

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Nessuna rottura. Almeno per ora. Almeno questo è quanto è emerso dal vertice tra Giuseppe Conte e Mario Draghi. Il leader del M5s chiede "un segno di discontinuità", ma per ora nessuna uscita dalla maggioranza. Poco dopo l'incontro, però, lo stesso esecutivo ha posto la fiducia sul dl Aiuti. "La fiducia? Vedremo", ha commentato sornione Conte. Già, quella di Draghi è sembrata quasi una provocazione. Quasi una spinta ad uscire dalla maggioranza. Vedremo, si voterà nei prossimi giorni.

Per certo, subito dopo la richiesta della fiducia, il presunto avvocato del popolo ha alzato i toni, e non poco, contro il premier. "Ho rappresentato al presidente Draghi, in modo schietto e diretto, le ragioni del disagio politico che abbiamo accumulato. Riguardano il metodo e il merito dell'operare di questo governo. In particolare, con una comunità che avverte sofferenza davanti a una conclamata crisi, occorre ci siano risposte precise e risolutive che possano costituire valide motivazioni per convincerci a proseguire nel sostegno al governo Draghi", ha afferamato il leader grillino intercettato da alcuni giornalisti nella sede di Campo Marzio.

E ancora, ha aggiunto: "Non ho dato rassicurazioni al presidente del Consiglio sulla nostra permanenza al governo. Da me, nessuna cambiale in bianco". Insomma, un netto inasprirsi dei toni dopo aver posto la fiducia. "La comunità a gran voce mi chiede di portare il M5s fuori, il futuro della nostra collaborazione è nelle risposte che avremo", ha concluso un Conte sempre più minaccioso. E, forse, sempre più orientato ad aprire la crisi.

Per inciso, il M5s e Giuseppe Conte hanno posto 9 punti fondamentali a Draghi, tutti poi pubblicati sul sito del movimento. Ve li riportiamo qui di seguito.

1. Reddito di cittadinanza: "Non possiamo più accettare di stare in una maggioranza che, in molte sue componenti, rivolge attacchi pretestuosi e strumentali a questo minimale sistema di protezione sociale, scagliandosi vergognosamente contro le fasce più vulnerabili della popolazione. Occorre un Suo chiarimento definitivo, che ponga fine alle continue polemiche, del tutto irricevibili"

2. Salario minimo: per il M5s la misura è un obiettivo urgente.

3. Decreto dignità: "Non riteniamo più possibile rinviare, ancora una volta, l’applicazione di queste norme destinate a contrastare il precariato".

4. Aiuti a famiglie e imprese: "La crisi in atto richiede un intervento straordinario, ampio e organico, a favore di famiglie e imprese. Un bonus da 200 euro non vale a risolvere i gravi problemi che i nostri concittadini stanno affrontando".

5. Transizione ecologica: "Non siamo disponibili a favorire investimenti nelle infrastrutture a gas o ad “allargare le maglie” delle concessioni di sfruttamento dei nostri giacimenti fossili, operazioni queste che peraltro richiedono tempi medio-lunghi, costi elevati e ritorni incerti".

6. Superbonus 110%: "È assolutamente imprescindibile che si introduca una soluzione davvero funzionale, in grado di sbloccare le cessioni e di consentire il completamento dei lavori".

7. Cashback fiscale: "Riteniamo necessario anticipare l’applicazione del “cashback fiscale”, il cui principio è già stato opportunamente recepito, su iniziativa del Movimento 5 Stelle, all’interno del testo della delega fiscale attualmente all’esame del Parlamento".

8. Intervento su riscossioni: "Occorre elaborare una efficace misura di definizione agevolata dei debiti iscritti a ruolo presso l’Agente per la Riscossione, con rateizzazione sino a 120 euro. Non vogliamo un condono, ma scontare sanzioni e interessi".

9. Clausola legge di delegazione: per i grillini è necessario "introdurre una clausola, per ogni legge di delegazione, che preveda che ogniqualvolta il Governo non si conformi al parere espresso dalle Commissioni parlamentari, il Governo stesso ritorni in Parlamento per motivare specificamente la sua scelta e solo dopo questo passaggio sarà possibile l’approvazione definitiva del decreto legislativo".

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