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Dl Aiuti, sì alla fiducia alla Camera. Ma i grillini disertano in massa: cosa significa

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Il giorno successivo al vertice tra Giuseppe Conte e Mario Draghi, ecco la prima fiducia alla Camera sul Dl Aiuti. Quella fiducia che è sembrata quasi una provocazione del premier ai grillini: subito dopo il faccia a faccia e le richieste sul "cambio di metodo", oltre alla lettera con le 9 priorità grilline, ecco piovere la richiesta di fiducia su un provvedimento molto contestato dai pentastellati. Ne sono seguite dichiarazioni infuocate di Conte, il quale ha spiegato di non aver firmato alcuna "cambiale in bianco" col premier e di voler riflettere sulla fiducia in Senato, dove potrebbe consumarsi il redde rationem.

E intanto, alla Camera, la fiducia è passata: 410 voti favorevoli, 49 contrari, un astenuto. Eppure, 28 deputati M5s su 104 complessivi, escluso il presidente Roberto Fico, erano assenti al voto di fiducia. Di questi, 13 onorevoli erano in missione, 15 invece erano assenti "ingiustificati". Queste le cifre che emergono dai tabulati delle votazioni: il gruppo M5s presente al 72 per cento. Un chiaro messaggio a Draghi. E soprattutto a Giuseppe Conte: la fronda cresce, il fronte che vuole uscire dal governo si fa sentire e ingrossa le sue fila.

Già nel corso della prima chiama del voto di fiducia, più di un terzo dei deputati grillini non avevano risposto all'appello nominale. Una quarantina, insomma, non aveva espresso il proprio voto. Di questi quaranta, al secondo voto, se ne sono presentati dodici. Cifre che preoccupano Draghi e che la dicono lunghissima sulle faide interne che stanno dilaniando i pentastellati.

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