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Meteo, ora se fa caldo non ci si può dimettere: l'ultima follia della sinistra

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«Oggi in molte regioni siamo oltre i 40 gradi nell'estate più torrida del secolo. La siccità peggiora, piangiamo i morti per slavine ed eventi estremi, la Coldiretti denuncia la perdita di un terzo delle produzioni agricole, vanno a fuoco migliaia di ettari di boschi. A questa emergenza si aggiungono, sempre più drammatiche quella energetica e sociale con costi economici fuori controllo. Di fronte a questo il premier Draghi si dimette nonostante abbia ricevuto la fiducia da un'ampia maggioranza in parlamento. Spero questo serva per riprendere con più dialogo un'azione di governo altrimenti sembrerebbe una fuga dalle responsabilità, una cosa davvero incomprensibile per la storia dell'ex presidente della Bce che affrontò con energia la crisi dell'euro».

 

 


La pensa così Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della fondazione Univerde e più volte ministro. L'ex leader dei Verdi è convinto che con le sfide che si presentano al governo, prima fra tutte manco a dirlo quella climatica, andare subito al voto sia da folli. Ed ecco allora la soluzione. «Se Draghi insistesse nelle dimissioni», spiega, «nonostante l'evidente possibilità di proseguire nel lavoro sarà il presidente della Repubblica a valutare una nuova soluzione che non lasci il Paese allo sbando. Abbiamo persone di grande qualità abituate a gestire con efficacia e capacità di dialogo le emergenze. Penso a figure come Giovanni Legnini commissario alla ricostruzione nelle aree terremotate che, operando con efficacia e con esponenti di tutte le aree politiche, riscuote un apprezzamento unanime per i risultati concreti ottenuti».

 

 

Insomma, in questi giorni abbiamo sentito molti motivi secondo cui per qualcuno il premier non dovrebbe lasciare: il pnrr, la guerra, la pandemia, il lavoro... ora alla lista se ne aggunge un altro: fa troppo caldo... dal "piove governo ladro" al "non piove, governo bravo"...

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