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Letta-Calenda, 16 seggi per fermare il presidenzialismo: cosa c'è dietro all'accordo

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Allarme rientrato: alla fine Enrico Letta e Carlo Calenda hanno raggiunto un accordo per le prossime elezioni. E i giornali di sinistra, come La Repubblica e La Stampa, possono tirare un sospiro di sollievo. Sfogliando i quotidiani questa mattina, la sensazione era quella di essere sulla via della catastrofe. Il motivo? La presunta minaccia alla Costituzione da parte del centrodestra in caso di vittoria "bulgara" sulla sinistra. Una possibilità, quella di un trionfo schiacciante, di cui Libero aveva già parlato ieri, lunedì 1 agosto.

 

 

 

"FI, Lega e FdI liberi di modificare la Costituzione senza passare dal referendum", si leggeva questa mattina sul quotidiano diretto da Maurizio Molinari. In ballo infatti c'erano ben 16 collegi uninominali (4 al Senato e 12 alla Camera): "Senza il patto con Azione di Carlo Calenda e +Europa di Emma Bonino, il centrosinistra perderebbe di certo altri 16 collegi nell’uninominale, consentendo così allo schieramento avversario di Meloni-Salvini e Berlusconi di superare i 120 seggi al Senato e i 250 alla Camera, praticamente di arrivare a un passo da quella maggioranza dei due terzi, che serve per cambiare la Costituzione senza colpo ferire". Con la maggioranza dei due terzi, infatti, è possibile apportare modifiche alla Carta senza passare per il referendum.

 

 

 

Uno dei cavalli di battaglia del centrodestra, di Giorgia Meloni in primis, riguarda proprio la modifica di un punto della Costituzione: l'elezione del Presidente della Repubblica. La Meloni, infatti, spinge da tempo proprio per favorire l'elezione diretta del capo dello Stato. Con l'accordo tra Pd e Azione questo progetto sfuma? Di certo con meno seggi a disposizione è più difficile raggiungere la maggioranza schiacciante in Parlamento. Ma alle elezioni mancano ancora 54 giorni. Non è ancora detta l'ultima parola.

 

 

 

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