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Elodie, J-Ax e Giorgia? Ecco l'esercito della lagna: come è ridotta la sinistra

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Era successa la stessa cosa in America. I Rolling Stone, Neil Young, Adele, gli Aerosmith e pure i Rem avevano diffidato Donald Trump dall'utilizzare le loro canzoni negli appuntamenti elettorali. Addirittura Umberto Tozzi doveva prendere le distanze dall'ex presidente degli Stati Uniti, che in un video con la famiglia si era messo a ballare "Gloria", nella versione di Laura Branigan. Ora succede a Matteo Salvini. Durante un suo comizio il dj ha messo "Ciao Ciao" de La Rappresentante di Lista. Perché, diciamolo, è una bella canzone e al Capitano piace parecchio. Loro però - Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina - si sono arrabbiati. E, via Twitter, hanno «maledetto» il leader della Lega, chiamandolo «becero abusatore di hit». Ma c'è un antefatto. Quando il gruppo si esibì a Sanremo, Veronica tirò su il pugnetto durante l'esecuzione del brano. «Saluto comunista! Orrore!», la Lega presentò una interrogazione in Commissione di vigilanza Rai. Vecchia ruggine, insomma. Detto questo, sarà mica il primo indizio della discesa in campo del "partito dei cantanti"? In realtà non è il primo, ce ne sono stati altri. Salvini gode dell'ammirazione di Povia, ma il resto dello star system non lo ama.

 


L'artista ontologicamente è anticonformista. Almeno dovrebbe esserlo. In Italia i cantanti-boomer, chissà com'è, si tiene buono il potere, incarnato dal Pd, che è il partito-apparato. E in agenda tutti hanno memorizzato il numero di Franceschini, ministro della Cultura ad aeternum. Per la nuova generazione artistica, invece, c'è da fare un discorso diverso. I cantanti sono (tutti o quasi) anche influencer. In alcuni casi il reddito che deriva dai social supera quello versato dalla Siae perle canzoni. Imbracciare questa o quella causa non è un fatto ideologico, ma un'opportunità di monetizzazione. Quando parte un topic - cioè un tema caldo - il cantante-influencer ci si butta a bomba. Esempio: quando #ddlzan è andato in tendenza, tutti se lo sono scritti sulla manina e hanno postato la foto. Per il resto la politica alla Generazione Z non interessa, quindi quindi i grandi influencer (cantanti e non) prenderanno posizioni divisive: annoierebbero i fan perdendo follower. Bersagliare Salvini sui social è comunque disciplina olimpica, e J-Ax è cintura nera. Mai stato tenero in passato, ha riattaccato il disco: «Ho sempre pensato che Salvini sia un politico nel senso più dispregiativo», frasi consegnate al Corriere, nella stessa intervista in cui chiedeva di liberalizzare la cannabis e proibire l'alcol. Boh.

 


Nella categoria cantanti-boomer vanno inseriti Vasco Rossi («C'è una destra molto estremista che semina odio per avere voti»), Fiorella Mannoia, che ha retwittato un meme (Salvini in versione Divino Othelma) e Paola Turci. Sparita dal radar per vent' anni, si riparla di lei non per la musica, ma per il matrimonio lesbo con Francesca Pascale. Se vince la destra, l'ex compagna di Berlusconi ha già annunciato l'intenzione di espatriare. Turci invece denuncia di essere vittima degli odiatori da tastiera. Che, giura, «sono tutti elettori di Salvini e della Meloni». Poi c'è Ghali. In passato, in tribuna a San Siro, aveva urlato contro il Capitano cercando il content da caricare sui social: fatto. Ora si è comprato una barca e l'ha data alla ong Mediterranea Saving Humans, che si occupa di salvataggio di migranti in mare. La Meloni, dicevamo. Si è attirata la stizza di Elodie («A me sinceramente fa paura») e una coattata di Giorgia (la cantante). «Anche io mi chiamo così«, ha scritto su Instagram, «ma non rompo i coglioni a nessuno». Una volta il bersaglio era Berlusconi, ora citato nelle canzoni dei trapper come modello di richness. Pare che l'ex premier sia diventato puro mezzo amico di Fedez, da quando Federico Lucia ha mollato Buccinasco e iniziato a frequentare la Milano che conta.

 

 

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