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Michela Di Biase: "Non chiamatemi così", la furia della moglie di Franceschini

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La moglie di Dario Franceschini non ha apprezzato le voci sulla sua candidatura in quanto consorte del ministro della Cultura. E così Michela Di Biase, già consigliera regionale nel Lazio per il Partito Democratico, si è sfogata in un lungo post su Facebook: "Per molti anni ho scelto di non commentare articoli di giornali e le tante parole spese sul mio conto quando, a ogni passaggio che ha contraddistinto il mio impegno politico, sono stata descritta come 'la moglie di' o 'Lady Franceschini'. Ora però non posso non farlo, non soltanto perché le reputo profondamente ingiuste, ma perché proprio contro questo atteggiamento misogino e maschilista ho sempre lavorato, nelle istituzioni con atti a sostegno delle donne e contro la discriminazione delle nostre ragazze in ogni campo".

 

 

Come da lei raccontato, la sua militanza in politica ha radici ben più lontane rispetto alla sua relazione con Franceschini: "Non lo conoscevo ancora quando per la prima volta mi sono candidata nel mio Municipio, a 26 anni, unendo all’impegno politico, l’università e il lavoro. Sono stata consigliera municipale per due mandati, prima degli eletti e sono stata la prima capogruppo donna dei miei quartieri: Alessandrino, Centocelle, Tor Sapienza, Quarticciolo, La Rustica. Sono stata poi eletta in consiglio comunale a Roma, sempre chiedendo alle persone di scrivere il mio nome sulla scheda elettorale".

 

 

Per questo a suo dire è ingiusto descriverla come "la moglie di". "È frutto - prosegue - di una cultura maschilista che vuole raccontare le donne non attraverso il loro lavoro, la loro storia, ma attraverso l’uomo (marito, padre, fratello) che hanno accanto". Non solo, perché la Di Biase tiene a precisare che la sua candidatura è arrivata"sia dal Pd romano sia regionale". Polemica chiusa? Forse. 

 

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