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Pier Ferdinando Casini, "sarò il suo antidoto". Letta, un caso esplosivo

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Alla faccia degli "alleati". Gli strani intrecci di questa campagna elettorale hanno portato Pier Ferdinando Casini a candidarsi con il Pd a Bologna. Parallelamente, correrà anche Pippo Civati, storica voce "ribelle" del Pd uscito da tempo dal Nazareno. Dopo il suo movimento Possibile, non molto fortunato, il simpatico Civati, sarà candidato nelle liste di Sinistra-Verdi. Nel collegio uninominale, per effetto del Rosatellum, si creerà un meccanismo tale per cui gli elettori rossoverdi che voteranno per Civati regaleranno automaticamente la propria preferenza all'uninominale per Casini. Un gemellaggio elettorale a cui, sostanzialmente, si sottrae Civati: "Sarò l'antidoto di Casini". Parole che vogliono essere una battuta, ma fino a un certo punto. 

 

 


"Volendo essere seri - spiega il politico milanese in una intervista a Repubblica -, sicuramente non farò da foglia di fico del Pd. Il Pd è un partito che candida sia Casini sia Schlein", "insieme facciamo il campo larghissimo", fa notare ancora l'ex sfidante di Matteo Renzi alle primarie dem, secondo cui "se prevarrà la parte più progressista, sarà un bene per tutti".

 

 


L'ex deputato torna dunque a fare politica "a partita iniziata, sul 2 a 0 per gli altri, come le vecchie glorie". Per Civati "le destre, sono una distopia. Non solo per la nostalgia di un passato orribile, ma per quello che dicono adesso. Dovremmo avere la loro stessa immaginazione - prosegue nel suo ragionamento - ma verso sinistra e dire che vogliamo in 10 anni un'opzione diversa di Paese". Sul fisco "nessun ideologismo", afferma Civati, che pronuncia un secco no alla flat tax: "Chi sta bene deve dare una mano, ma niente patrimoniale. Bisogna riscrivere un patto fiscale e sociale strappato da decenni".

 

 

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