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Pd allo sbando la comunità ebraica scarica i dem: "Perderanno voti"

 Enrico Letta

Gianluca Veneziani
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Prima le dichiarazioni social anti-sioniste dei giovani candidati dem, poi le foto degli incontri tra esponenti del Pd come Boldrini e Orfini (e Fratoianni di Sinistra Italiana) e il palestinese Mohammad Hannoun, presidente di un'associazione di beneficienza, Abspp, segnalata all'Antiriciclaggio per finanziamenti sospetti a soggetti vicini ad Hamas e autore di feroci dichiarazioni contro Israele: tutto ciò ha fatto storcere il naso a esponenti della comunità ebraica e figure ebraiche del mondo intellettuale. E rischia di allontanare in modo irreversibile il voto di ebrei, pure di sinistra, dal Pd. E di alimentare un clima di intolleranza tale da trasformare l'antisionismo in antisemitismo. «Non si tratta di casi isolati», ci dice Davide Riccardo Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica di Milano, «ma di una cultura diffusa soprattutto tra i giovani del Pd in cui l'antisionismo nasconde spesso altre spinte intolleranti, dall'antisemitismo all'anti-americanismo fino all'odio per l'Occidente e la democrazia». Interessante allora capire perché i vertici dem non riescano a recidere il legame con chi cova pulsioni anti-Israele.

 

CORAGGIO LABOUR - «Io credo», continua Romano, «che il Pd non abbia avuto il coraggio di fare la mossa del leader laburista inglese Keir Starmer che ha cacciato via gli odiatori di Israele tanto cari al suo predecessore, Corbyn. Letta, che pure è filo-israeliano, non lo fa perché c'è attorno a lui una classe dirigente che, se non condivide, almeno tollera i sentimenti antisionisti. Nel Pd, insomma, c'è molta tolleranza verso l'intolleranza anti-israeliana». Questo approccio potrebbe però essere una forma di masochismo elettorale. «In molti ebrei italiani», ci dice Romano «c'è imbarazzo per certe posizioni degli esponenti dem. E questo rischia di far perdere voti al Pd non solo nell'elettorato moderato in generale, ma anche nella comunità ebraica, compresa quella che vota di solito a sinistra. E che non comprende come mai, in occasione della Giornata della Memoria, il Pd mostri amicizia nei nostri confronti, ma poi puntualmente emergano al suo interno manifestazioni antisioniste. Conosco ebrei che, dopo queste vicende, pur elettori del Pd, hanno cambiato idea su chi votare».

Un altro rischio è quello di essere cattivi maestri e legittimare azioni contro gli ebrei, come quelle che subisce la Brigata Ebraica. «Perché», ci dice Romano, «dei violenti ci attacchino in occasione del 25 aprile, c'è bisogno di un humus, un clima culturale che li sostiene. E, con l'aumentare delle tensioni sociali, queste forme di intolleranza potrebbero crescere insieme a chi le giustifica». Quanto a Boldrini, Orfini e Fratoianni, «voglio credere che abbiano peccato di grande superficialità. Se invece sapevano chi fosse Hannoun, sarebbe uno scenario davvero inquietante: perché vuol dire che stringevano consapevolmente la mano a gente che vuole cancellare Israele dalla Terra». 

 

Condivide l'analisi Lisa Billig, rappresentante in Italia dell'organizzazione ebraica American Jewish Committee (AJC). «Credo», ci dice, «che sia pericolosamente superficiale onorare soggetti che hanno chiari rapporti con Hamas, tramite incontri parlamentari. La Boldrini penso si sia fatta trascinare dalla propaganda anti-Israele. Ma bisogna ricordarle che Hamas sta negli elenchi internazionali di organizzazioni terroristiche, ed è l'ostacolo principale ai negoziati per la pace». Le esternazioni social dei politici dem anti-sionisti, a loro volta, ci dice la Billig, «distorcono la verità e fomentano sentimenti ostili. Ahimè, dichiarazioni di questo tipo sono frequenti soprattutto a sinistra (mentre riscontriamo fenomeni di antisemitismo soprattutto a destra) e testimoniano una profonda ignoranza della storia di Israele e di ciò che essa rappresenta». E comunque, chiude la Billig, «queste affermazioni potrebbero spostare il voto di molti ebrei verso il Terzo Polo».

MONITORARE LA SINISTRA - Amy Rosenthal, giornalista e accademica ebrea americana da anni trapiantata in Italia, fa il punto sulla questione: «Vediamo una sinistra sempre più antisionista. E credo che dobbiamo monitorarla più della destra. Gli antisemiti tradizionali nella destra vengono spesso ostracizzati dalla destra stessa, ma non sempre capita lo stesso a sinistra». Vittorio Mascarini, membro dell'organizzazione giovanile sionista progressiva, ci dice a sua volta: «Sono un progressista, di centro-sinistra, e per me è difficile accettare l'esistenza di un pregiudizio antisionista così diffuso. A volte con giovani delle mie stesse idee politiche sembra che io in quanto ebreo e sionista debba discolparmi». La chiosa è di Fiamma Nirenstein, ebrea, editorialista del Giornale ed esperta della questione mediorientale: «Negli incontri di personaggi politici della sinistra credo vi sia un elemento di terribile cinismo e forse di ignoranza di ciò che è Hamas. Chi conosce la carta di Hamas che condanna gli ebrei a morte e conosce i suoi attentati contro migliaia di civili non incontrerebbe mai amichevolmente chi ha presunti legami con loro. A sua volta, l'antisionismo dei Giovani Democratici ricalca la propaganda dell'Urss: la volontà di delegittimare Israele caratterizzandolo come stato "razzista" e "colonialista", paragonandolo alla Germania nazista». 

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