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Roberto Speranza bocciato dalla Crusca: "Calchi approssimativi dall'inglese"

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Gianluca Veneziani
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Carpe diem? No, io l'inglese non lo mastico». Devono aver reagito così, come Francesco Totti, quanti si sono trovati a leggere il documento firmato dal ministero della Salute e dell'Istruzione scritto in un incomprensibile anglo-latino. E contro il quale si è scagliata nientemenoche l'Accademia della Crusca, definendo il testo pieno di «calchi approssimativi dall'inglese» «uniti al latinismo burocratico», e tale da risultare «assolutamente refrattario alla buona comunicazione», E così bocciando sonoramente sia il ministro della Salute, Roberto Speranza, che il titolare dell'Istruzione, Patrizio Bianchi. La stroncatura parte dal titolo del documento, diramato lo scorso 5 agosto a beneficio, si fa per dire, di dirigenti scolastici e insegnanti, e chiamato con una supercazzola poliglotta «Indicazioni strategiche ad interim per la preparedness e readiness ai fini della mitigazione delle infezioni da SARS-CoV-2 in ambito scolastico».
 

 

 

MOSTRO LESSICALE Un mostro linguistico che la Crusca, in particolare la sezione del Gruppo Incipit che si occupa di esaminare e valutare neologismi e forestierismi, liquida brutalmente (e giustamente) come un misto di «termini tecnici sconosciuti alla quasi totalità degli italiani e di non facile interpretazione anche ricorrendo a dizionari inglesi», di latinorum burocratico (ad interim) e ulteriori burocratismi come l'espressione «ai fini della mitigazione delle infezioni da SARS-CoV-2 in ambito scolastico». Anche addentrandosi nel documento, la Crusca trova anglismi e tecnicismi inutili, come «setting scolastico» (ma chiamarlo «ambiente» era troppo complesso?), «etichetta respiratoria» al posto di «igiene respiratoria», o «razionale» usato nel significato inglese di «rationale», cioè fondamento logico, e non nel significato italiano. Una scelta non comprensibile, o meglio irrazionale... A un certo punto, è tale il carattere arzigogolato e confuso del documento che la Crusca si rifiuta di analizzarlo ulteriormente. E lo cestina come un testo «pessimo nella veste linguistica oscura e farraginosa», affetto da uno «specialismo esagerato e immotivato, con conseguente ricorso a prestiti non adattati e a calchi approssimativi dall'inglese» che «non trova in questo caso alcuna giustificazione plausibile». Ragion per cui «la critica deve essere netta e severa». L'appello finale della Crusca, che riprende quello della studiosa Licia Corbolante, è un condensato sapido di ironia e buon senso: è cioè un invito «ai ministeri coinvolti, semplicemente, a usare la lingua italiana».

 

 

 

SCRIVI COME MANGI Ma, per poterla usare- è questo il punto- bisogna conoscerla... E qui è lecito dubitare che Speranza e Bianchi la sappiano davvero. Sennò si sarebbero muniti, prima di redigere il documento, di un'adeguata preparedness e readiness, almeno ad interim, ai fini della mitigazione delle lacune vertiginose nella nostra lingua.
Tutto ciò rende il ministro Speranza colpevole, ma per altri versi lo assolve. Quando varava i suoi decreti anti-Covid, quando stabiliva norme contraddittorie per contenere il virus o applicava un regime sanitario draconiano anche a fine emergenza, non lo faceva per ignoranza medico-sanitaria, ma per ignoranza linguistica.
Evidentemente Speranza, o meglio Hope o Spes, a seconda che lo si chiami in inglese o in latino, non sapeva neppure cosa stesse scrivendo.
Io Speranza che me la cavo...

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