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Mario Draghi assente a Cernobbio, il retroscena: "Lite con Mario Monti"

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Qualcuno ci ha fatto caso: per il secondo anno di fila, Mario Draghi ha disertato Cernobbio. Strano, molto strano: il premier, in carica fino a fine mese, avrebbe potuto salutare il pubblico a lui in teoria più vicino, l'elite politica, economica, industriale e finanziaria del Paese. Quella che ha sempre guardato all'ex numero uno della Banca centrale europea come al salvatore dell'Europa prima e dell'Italia poi. Eppure... Come sottolinea il Giornale, quello di SuperMario è diventato "l'unico caso di premier in carica che negli ultimi anni ha declinato l'invito del Forum Ambrosetti". Bizzarro, come detto, anche considerato lo standing del presidente del Consiglio, il suo curriculum e la sua formazione. Ancora più clamoroso pensando al precedente di Giuseppe Conte, che nel settembre 2018 non battè ciglio e si presentò, bel bello, nel salotto più esclusivo popolato dai "poteri forti", quelli veri. Lui, sconosciuto avvocato di provincia eletto come perfetto Mister X del primo governo sovranista della storia italiana, quello giallorosso. Giocare più in trasferta di così era impossibile, ma Conte ne uscì sorprendentemente integro. 

 

 

 

 

Sempre secondo il Giornale, dietro a questa assenza molto sospetta ci sarebbero "attriti e vecchi trascorsi" con l'altro "padrone di casa" e idolo della platea. Il primo SuperMario, Mario Monti. A confermarlo ci sarebbe "qualche memoria storica di Villa d'Este", sottolineando il ruolo dell'ex premier come grande animatore della kermesse sul Lago di Como. Tra lui e Draghi, nonostante l'estrazione e l'impostazione comuni, non corre buon sangue e a conferma del retroscena è rimasto famoso lo scontro del 2012 tra l'allora premier Monti e Francesco Giavazzi, prestigioso editorialista del Corriere della Sera, economista bocconiano di vaglia e soprattutto "draghiano di ferro", che andò giù durissimo contro le politiche del lavoro e fiscali del governo dei professori.

 

 

 

 

Dal canto suo, anche solo lo scorso luglio, Monti aveva bombardato il di fatto dimissionario Draghi criticandone le misure poco coraggiose in termini di riforme economiche, a fronte di una congiuntura economica e internazionale mai così favorevole per l'Italia (almeno fino alla guerra in Ucraina), e l'azzardo dell'aut-aut sulla fiducia che ha portato alla caduta del suo governo.

 

 

 

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