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Mario Draghi, un disastro che ci costa 7 miliardi? Una bomba sul governo

Michele Zaccardi
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Chi sperava che l'arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi avrebbe dato una scossa all'inerzia della burocrazia italiana rimarrà deluso: all'appello mancano 273 decreti attuativi, necessari a sbloccare oltre 7 miliardi di euro. Insomma, nascosto tra le scartoffie dei ministeri c'è una montagna di denaro che aspetta soltanto di essere spesa. Se si parte dal 2018, quando è iniziata la legislatura, il conto sale a 7,8 miliardi. In totale, sono 393 i provvedimenti mancanti: un insieme di misure approvate ma mai implementate, molte delle quali stanziano parecchi soldi. Si tratta, per la maggior parte, di fondi accantonati dai governi per affrontare le diverse emergenze degli ultimi anni - la pandemia, la guerra in Ucraina, la crisi energetica - ma che, senza le delibere dei ministri competenti, esistono solo sulla carta.

 


 

RISPETTARE I TEMPI - Certo, da Palazzo Chigi rivendicano di aver smaltito l'82,2% degli arretrati, ma i numeri raccolti da ilFattoQuotidiano.it sono chiari: ad oggi ben 92 provvedimenti del governo Draghi sono scaduti. Così, dal primo maggio sono fermi 25 milioni di euro in crediti di imposta a favore dei camion che usano gas naturale liquefatto. Oppure i 90 milioni destinati al sostegno dell'editoria: le modalità di ripartizione delle risorse dovevano essere emanate entro il 31 marzo. Una scadenza, quest' ultima, che ha fatto tramontare anche le speranze per un investimento da 4,3 miliardi (da qui al 2033) nelle infrastrutture del Mezzogiorno: la prima tranche da 100 milioni è bloccata in attesa di un provvedimento che individui «i criteri di priorità e le azioni da perseguire per il recupero del divario» con il resto del Paese. 

Ma c'è dell'altro: il capitolo Pnrr. Per ottenere i fondi europei, infatti, è imperativo centrare gli obiettivi nei tempi previsti. Tempi che, in alcuni casi, il governo non sta rispettando. Attacca Fratelli d'Italia: «Il governo lascia non pubblicati 54 su 153 decreti attuativi». Stando all'analisi di Openpolis, ad oggimancano 17 decreti scaduti che avrebbero dovuto essere emanati mesi fa. Qualche esempio? Entro il 28 febbraio, il Ministero delle infrastrutture doveva indicare come scrivere e aggiornare il Piano nazionale delle infrastrutture e per la sicurezza del settore idrico.

 

 

AGEVOLAZIONI - Un altro caso riguarda invece il Mise, che prima del 21 gennaio doveva decidere come assegnare 150 milioni in agevolazioni per la transizione industriale alle imprese. Questo per quanto riguarda i fondi europei. Nel frattempo, però, la crisi energetica morde. Ma anche qui i ritardi del governo sono palpabili. Alcune misure di sostegno alle imprese sonnecchiano tutt' ora nei cassetti della burocrazia. Come la norma sul "gas release", che prevede la vendita a prezzi regolati alle aziende energivore della maggiore produzione nazionale di metano: il decreto legge 17 del primo marzo, convertito a fine aprile, non è ancora stato attuato. È quasi paradossale poi, che non sia stato ancora varato il "Piano di preparazione ai rischi" per la sicurezza del sistema elettrico. Il decreto legislativo che lo menziona (scaduto il 5 gennaio) è dell'8 novembre del 2021 e doveva servire ad adeguare le norme italiane al regolamento Ue del 5 giugno 2019. Non è andata meglio alle fonti rinnovabili. Il decreto legislativo 199 del 2021, che contemplava una serie di misure per aumentare la produzione di energia pulita, è scaduto il 13 giugno.

 

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