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Elezioni, "all'estero votano anche i morti": spuntano documenti-choc

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Fabio Rubini
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Ma all'estero possono votare anche i morti? Il dubbio - vedremo tra poco tutt'altro che campato per aria - è venuto ad Andrea Di Giuseppe, di professione imprenditore, che alle elezioni del 25 settembre è capolista per il centrodestra nella circoscrizione America settentrionale e centrale. Una volta accettata la candidatura, Di Giuseppe ha messo al lavoro il suo staff per capire come funzionava il voto all'estero «e ci ha messo cinque minuti a capire che qualcosa non quadra», spiega a Libero.

LE ACCUSE
Così lo scorso 5 settembre ha presentato una denuncia querela contro ignoti presso la Procura della Repubblica di Roma. La prima contestazione riguarda proprio le liste elettorali della sua circoscrizione. Dopo essersele procurate presso il Ministero dell'Interno le ha analizzate e ha scoperto che «su un totale di 437.802 nominativi presenti nella lista, ne risultano 55.490 con un età compresa trai 70 e i 79 anni; 45.441 tra gli 80 e gli 89; 21.427 trai 90 e i 98 e 2.218 sopra i 99 anni». Insomma oltre 28% della popolazione iscritta all'Aire avrebbe più di 70 anni. Un dato che Di Giuseppe definisce «irrealistico». Di Giuseppe poi nell'esposto fa tutta una serie di calcoli per dimostrare che «l'analisi dei dati rende realisticamente ipotizzabile che vi siano decine di migliaia di persone che risultano presenti nelle liste elettorali della ripartizione America Settentrionale e Centrale benché decedute, e che, quindi, sia altamente probabile che, in loro nome, vi siano dei terzi che esercitano il diritto di voto, fatto che potrebbe anche essere non occasionale, ma l'esecuzione di un consolidato disegno criminoso», scrive nella denuncia l'avvocato Romolo Reboa per conto di Andrea Di Giuseppe.

INPS TRUFFATO?
Nell'esposto, però, il candi dato ipotizza non solo brogli elettorali, ma anche una vera e propria truffa ai danni dell'Inps. Si legge nel documento: «È ragionevole ritenere che esista una pluralità di conti correnti esteri ove vie ne versata mensilmente dall'Inps la pensione ed ivi ritirata in virtù di deleghe o ac cessi informatici consentiti molti anni prima a terzi da parte di soggetti deceduti ed ora abusivi». Raggiunto telefonicamente, Di Giuseppe rincara la dose e mette sul piatto altre due incongruenze del voto all'estero. La prima riguarda il sistema di votazione: «Se io non ricevo a casa il plico, posso richiederlo al Consolato. Il voto però è anonimo e anche la busta con cui viene rispedito lo è. In questo modo, però, è possibile per una persona votare due volte perché questa operazione non è tracciabile in alcun modo. Ma io mi chiedo: non sarebbe più facile utilizzare il voto elettronico?». E se a questo si aggiungono «i morti che votano» non c'è da stare allegri.

La seconda questione riguardalo scrutinio delle schede: «Una volta votate vanno spedite ai Consolati, che a loro volta mettono le buste nei sacchi per spedirle in Italia. Nel caso della mia circoscrizione - spiega Di Giuseppe alla Corte d'Appello di Napoli che li stipa in un capannone dove poi verranno scrutinati. Ma scusate, perché lo scrutinio non si fa nei Consolati? In tutto il Nord America ce ne sono una decina, che salgono a una ventina col Centro America. Oltretutto si risolverebbe anche il problema di trovare presidenti di seggio e scrutatori, come avvenuto nelle precedenti elezioni. In più - prosegue Di Giuseppe - le operazioni di spoglio sarebbero più trasparenti e più sicure da eventuali brogli». Alla fine di tutto, però, c'è una questione alla quale il capolista del centrodestra non riesce a dare risposta: «Il mio staff ci ha messo cinque minuti per trovare tutte queste incongruenze. Come è possibile che la politica in tutti questi anni non si sia accorta di quello che stava succedendo?». Una bella domanda sulla quale, forse, la magistratura potrà fare chiarezza.

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