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Pd, il solito "golpetto" di partito: gli elettori fanno solo finta di scegliere il leader

 Enrico Letta

Gianluca Veneziani
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Il Pd è quel partito il cui leader solo per finta viene scelto dagli elettori. Alle primarie la sfida non è tra i candidati (e i rispettivi votanti) ma tra le correnti. A volte le primarie neppure avvengono e si assiste a una presa del potere con un golpetto di partito, come avvenne con Renzi e il suo stai sereno. Altre volte si ricorre al ripescaggio di un papa "straniero", già titolare della sede, come Letta, richiamato dalla Francia.

 

 

 

Ora la novità è che il leader del Pd lo scelgono i leader degli altri partiti. Mentre tutti fanno a gara a scendere dalla poco gioiosa macchinina da guerra di Enrico e a uscire dal suo campo ristretto, sono gli avversari di centrosinistra, un tempo alleati suoi e poi traditi o traditori, a dare l'investitura a colui che meriterebbe, al posto suo, di guidare i dem. Ieri Giuseppi Conte ha benedetto implicitamente Stefano Bonaccini come nuovo segretario del Pd.

 

 

 

Parlando di un'eventuale alleanza con Enrico Occhi di Tigre, l'Avvocato del Pueblo ha sentenziato che no, non ci sarà «mai con questi vertici nazionali». Della serie, se ci sarà una nuova guida, ci faremo un pensierino... Ma era stato lo stesso Calenda, che da Letta fu ferito, a far capire che lui preferirebbe eccome il governatore emiliano. E a dire che Bonaccini «non c'entra niente con Letta, Fratoianni e Bonelli e non lo vota, questo Pd». Anzi, «secondo me vota Terzo Polo». E pure Renzi aveva così consacrato Bonaccini: «Fossi al posto di Letta, sceglierei uno bravo a vincere elezioni: Bonaccini. Ha fatto meno campagne elettorali di Letta, ma ne ha vinte qualcuna in più». Mancano talmente tanto una guida e una classe dirigente, al Pd, che sono gli altri, i diretti concorrenti, a decidere cosa sia meglio per lui e il suo segretario. Povero Occhi di Tigre. Non fa paura o rabbia. Fa solo tenerezza.

 

 

 

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