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Giorgia Meloni, "collabora o reagiremo": chi minaccia la leader di FdI

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"È finita la pacchia", la frase che Giorgia Meloni ha urlato dal palco del comizio a Milano non fa dormire sonni tranquilli i Palazzi del potere europei. Nella corrispondenza di Claudio Tito per Repubblica si spiega che le rassicurazioni "europeiste" fornite nelle ultime settimane dalla leader di Fdi avevano indotto la "struttura" di Bruxelles a sospendere il giudizio, e persino ad accendere, pragmaticamente, una sorta di linea di credito, ma ora dopo il suo comizio "stile Vox"  serpeggia il dubbio su "quale sia la vera faccia di Giorgia Meloni".

 

 

L'olandese Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Ue, in una intervista rilasciata a Repubblica ha detto  che, la valutazione istintiva dei vertici Ue non è certa positiva; e Claudio Tito fa notare che la linea "meloniana" instilla il dubbio: che i Conservatori a guida Fratelli d'Italia (il gruppo all'Europarlamento è sostanzialmente egemonizzato dalla delegazione italiana) subiscano un'attrazione fatale dai Tories inglesi. Atlantisti ma antieuropeisti, dentro la Nato ma fuori dall'Ue. Nelle riunioni del gruppo Ppe, inoltre, molti chiederanno spiegazioni ad Antonio Tajani. E tutti nella rappresentanza del Pse si rivolgeranno ai colleghi italiani per capire cosa può cambiare nel nostro Paese.  "Ci aspettiamo una cooperazione costruttiva", ha detto il commissario austriaco al Bilancio, Johannes Hahn. E tanto per essere più chiari, "se c'è un po' di razionalità, questa cooperazione ci sarà anche con un governo di centrodestra". Se invece non ci fosse, il discorso cambierebbe rapidamente. 

 

 

Da parte sua Giorgia Meloni ha già chiarito la frase di Milano: "Siamo da sempre sulla stessa posizione, quella di un'Italia saldamente collocata nella sua dimensione occidentale, europea, nell'Alleanza atlantica e che sappia starci a testa alta, difendendo il proprio interesse nazionale". Ma toccherà a Raffaele Fitto, capogruppo dell'Ecr ormai assurto a ufficiale di collegamento tra lo stato maggiore meloniano e Bruxelles, spiegare in aula a Strasburgo - dopo il discorso sullo "Stato dell'Unione" di Ursula von der Leyen - che la posizione di Giorgia Meloni sull'Europa e sul futuro dell'Ue non cambierà. Né durante la campagna elettorale, né dopo la campagna elettorale. La speranza è che riesca nell'impresa di convincere i più scettici per non rischiare che la linea di credito dell'Europa verso l'Italia sia immediatamente chiusa, il che comporterebbe un rialzo dello spread insostenibile per i nostri conti. 

 

 

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