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Mario Draghi "fregato" sul tetto agli stipendi, una "manina" lo ha fregato?

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Una grossa grana per Mario Draghi e il suo governo. In commissione al Senato è passato infatti l'emendamento che consente di derogare al tetto degli stipendi dei manager della pubblica amministrazione e delle forze dell'ordine, fissato finora a 240 mila euro, permettendo di superare questa soglia. Insomma, aumento di stipendio ai top-manager in questo disgraziato momento economico. E il caso fa ovviamente discutere.

 

Per inciso, neppure è stata fissata una soglia: si farà dipendere l'eventuale aumento della remunerazione dalla disponibilità di risorse che saranno accantonate in un apposito fondo. La norma è stata votata in larga maggioranza dopo essere stata riformulata dal ministero dell'Economia, alla cui guida c'è Daniele Franco, fedelissimo del premier (o presunto tale).

Il punto è che Draghi sarebbe furibondo. E lo ha anche confermato, facendo filtrare "disappunto" da Palazzo Chigi dopo il via libera del senato alla deroga al tetto da 240mila euro degli stipendi ai dipendenti pubblici, contenuta nel decreto aiuti-bis. Si tratta, viene sottolineato nella sede dell'esecutivo, di una "dinamica squisitamente parlamentare", frutto di una intesa tra i partiti. Insomma, Draghi prende le distanze.

 

Il premier insomma tenuto all'oscuro. E contrarissimo alla norma. E Dagospia, rilanciando la vicenda, parla di "una manina" al ministero dell'Economia. E si interroga: che dice il ministro Franco? Già, perché la vicenda, per certo, non contribuirà a rafforzare l'asse tra il ministro e Draghi.

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