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Salvini, un ministero a Milano? Ecco perché serve e cosa cambierebbe per l'Italia

Matteo Salvini

Giuseppe Valditara
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 La proposta di Matteo Salvini di portare a Milano un Ministero per l'innovazione, la digitalizzazione e l'intelligenza artificiale, a cui si potrebbe collegare anche il tema della cybersecurity, è stata accolta con favore dal mondo delle imprese, dell'Università e delle associazioni di categoria. È immediatamente comprensibile che chi deve predisporre e attuare misure per favorire l'innovazione del sistema economico può operare in modo efficace, mirato e tempestivo solamente se è a contatto immediato con l'ecosistema delle imprese che generano brevetti, delle università e dei centri di ricerca che trasferiscono tecnologie, dei servizi specializzati di ingegneria e di consulenza tecnica e brevettuale, e questo ecosistema è notoriamente forte e integrato proprio nell'area milanese. In altre parole, chi dal ministero dovrebbe guidare l'Italia verso il futuro deve respirare la stessa aria, vivere gli stessi problemi e opportunità e di conseguenza ideare e promuovere gli stessi percorsi sui quali investono e rischiano le imprese.

 

 


Questo allineamento e integrazione di cultura e competenze fra burocrati e operatori economici avviene in modo spontaneo in Francia e Regno Unito, dove Parigi e Londra sono le centrali sia burocratiche che economiche dei Paesi, e di conseguenza anche lo scambio di persone e la contaminazione di esperienze fra i due mondi è più facile e frequente. Il "frastuono" creativo delle imprese che lottano per cambiare, crescere ed affermarsi ha necessità di un interfaccia sul territorio che ne condivida e ne comprenda immediatamente spirito e ragioni, ne coordini e moltiplichi la forza creativa.
 

 

 

SCOLLAMENTO Proprio questo scollamento fra il fare dell'industria e il decidere della burocrazia ha sempre costituito un grave problema per il nostro Paese, che respira invece con quel polmone industriale, finanziario e scientifico che, con Milano al centro, va da un lato verso Torino e Genova e dall'altro lato verso Padova e a Bologna.
In quest' area hanno sede la grande maggioranza delle imprese italiane che depositano brevetti, delle aziende che forniscono i servizi per le telecomunicazioni, l'informatica, l'automazione, la sanità e l'ingegneria, delle start-up innovative, dei centri di ricerca industriali, delle facoltà universitarie tecnico-scientifiche. A Milano si trovano anche le banche e i fondi di venture capital e di private equity che finanziano le imprese e le start-up per l'innovazione e la digitalizzazione, gli studi professionali per la consulenza, la progettazione tecnica e l'assistenza legale per la brevettazione, le sedi delle grandi società estere in Italia. Portare a Milano un Ministero specializzato consentirebbe alla burocrazia di riallinearsi con le attività economiche, di cercare di essere il propulsore competente di un ecosistema industriale che deve rigenerarsi sulla spinta delle nuove tecnologie del digitale, dell'intelligenza artificiale, dei materiali innovativi, delle biotecnologie. Non a caso, avvertendo il rischio di uno scollamento, istituzioni centrali come Banca D'Italia o Cassa Depositi e Prestiti hanno provveduto a spostare a Milano le attività più strettamente connesse con l'innovazione e le imprese, la prima sviluppandovi le attività "fintech" di innovazione nella finanza, e la seconda spostandovi le società e i fondi dedicati agli investimenti nelle imprese. Alcuni settori di un centro-sinistra tradizionalmente centralista, e intimamente conservatore, non sembrano ancora comprendere quanto questa iniziativa non nasca da provincialismo velleitario, ma costituisca piuttosto un progetto cardine per il futuro dell'Italia. 

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