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Corte Costituzionale, due "rosse" per il posto di Giuliano Amato

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Fausto Carioti
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L'appuntamento è per martedì 20 settembre, cinque giorni prima del voto per il rinnovo del parlamento. In quella data, alle 15, come annunciato ieri dalla Consulta, «si svolgerà l'elezione della nuova, o del nuovo, Presidente della Corte costituzionale». Alla votazione parteciperà anche Marco D'Alberti, che ieri Sergio Mattarella ha nominato giudice costituzionale al posto di Giuliano Amato, presidente uscente, il cui mandato scade domenica. La precedenza dell'aggettivo declinato al femminile (la «nuova presidente») stavolta non è solo una questione di galateo.
 

 

 

CONSUETUDINI IGNORATE A contendersi la poltrona di quinta carica dello Stato sono in teoria i tre vicepresidenti in carica: Silvana Sciarra, Daria de Pretis e Nicolò Zanon, tutti entrati in carica l'11 novembre del 2014, dunque con identica anzianità di servizio; ma la vera sfida, raccontano nel palazzone della Consulta, è tra le signore, ambedue di tendenza progressista. E la nomina di D'Alberti, amministrativista che è consigliere giuridico di Mario Draghi ed è vicino al sempre molto influente Sabino Cassese, è ritenuta un punto importante in favore della de Pretis. La Costituzione e le altre norme stabiliscono che la Corte elegga il presidente tra i suoi quindici componenti e che, qualora in due votazioni nessuno dei giudici ottenga la maggioranza, si proceda al ballottaggio tra i due più votati; in caso di parità è proclamato eletto il più anziano di carica e, come ultimo criterio, il più anziano di età.
La regola non scritta vuole comunque che sia eletto presidente chi è alla Consulta da più tempo, ma in questo caso i tre, come visto, sono in perfetta parità. Il requisito successivo sarebbe quello della carta d'identità, che però fu disatteso nel 2019, quando Marta Cartabia la spuntò su Aldo Carosi, che aveva la stessa anzianità di servizio, ma era nato 12 anni prima. Insomma, le consuetudini possono essere ignorate, ed è quello che dovrebbe accadere martedì. Del terzetto, la più anziana è la giuslavorista pugliese Silvana Sciarra, classe 1948. Eletta alla Consulta dal parlamento su proposta del Pd, allieva di Gino Giugni, è legata alla dottrina di Stefano Rodotà e vicina alla Cgil e alle toghe rosse della corrente di Area democratica.
Il sindacato di Maurizio Landini non è più contiguo al Pd come un tempo: guarda con attenzione alle liste a sinistra dei democratici e non disdegna di flirtare con i Cinque Stelle. Non a caso, proprio alla Sciarra aveva pensato Giuseppe Conte quando si doveva scegliere il candidato alla successione di Mattarella. Nel derby di martedì dovrà vedersela con la trentina Daria de Pretis, classe 1956, amministrativista, nominata da Giorgio Napolitano. Pure lei considerata di sinistra, ma un po' più moderata rispetto alla collega. Non proprio Cgil contro Pd, insomma, ma qualcosa che ci assomiglia. Mentre il torinese Zanon, nato nel 1961, anche lui nominato da Napolitano e unico vero esperto di diritto costituzionale, è di tradizione liberal-conservatrice.
 

 

 

UN'ALTRA CASELLA AL PD Se valesse il criterio dell'anzianità anagrafica toccherebbe quindi alla Sciarra, altrimenti tutti e tre dovrebbero partire alla pari. Ma così non sembra essere, perché in quei corridoi raccontano che a giocarsela saranno le due giudici progressiste. E la nomina di D'Alberti da parte del presidente della repubblica è stata subito letta comela mossa che può far pendere la bilancia dalla parte della de Pretis. Chi è vicino a Draghi e a Cassese, è il ragionamento che si fa, non si schiera certo dalla parte della Cgil e della candidata di Conte per il Quirinale. Così, se i pronostici saranno rispettati, da martedì e sino al novembre del 2023 la de Pretis sarà il nuovo presidente della Consulta, e quel Pd che secondo i sondaggi si avvia a subire una batosta elettorale potrà consolarsi con la conquista di un'altra casella. 

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