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Di Maio e Giannini, la strategia del terrore: la loro ultima giocata sporca

Fausto Carioti
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Qual è la tua grande paura, elettore italiano? Temi di perdere i risparmi? Allora sappi che se vince il centrodestra lo spread decollerà e la speculazione finanziaria si accanirà sui titoli di Stato. Deciderà il Sud, se Meloni, Salvini e Berlusconi avranno margine per governare con discreto agio o se invece sarà una battaglia parlamentare fin dal primo momento. Soprattutto al Senato, Vivi al Sud? L'autonomia regionale voluta dalla Lega ti ridurrà in miseria e dovrai rinunciare ai servizi pubblici.

Sei un imprenditore del Nord? Se vincono loro porteranno l'Italia fuori dalla Ue, diventeremo i paria del continente e dovrai dire addio alle tue esportazioni. Sei una donna? Le decisioni sul tuo corpo non saranno più tue, perché il loro vero obiettivo è la revisione della legge 194 sull'aborto: anche se dicono il contrario tu devi fidarti di noi, il femminismo è un nostro marchio registrato, nessun altro può parlare a nome delle donne, nemmeno Giorgia Meloni. E se la camicia nera ti sta male, fattene una ragione, perché se il 26 settembre Meloni, Salvini e Berlusconi avranno i numeri per fare un governo, la dovrai indossare sempre.

Strategia del terrore. Più i sondaggi di cui la legge vieta di scrivere (ma che tutti gli addetti ai lavori conoscono) si mostrano refrattari alla campagna elettorale del Pd e dei suoi alleati, più costoro e i media che li appoggiano attingono a piene mani dal serbatoio degli incubi. E ad "avvalorare" le loro profezie di sventura chiamano gli amici stranieri (ne hanno tanti, più che in Italia) a fare da testimonial.

 

 

SCIOGLIERE IL POPOLO - Il filosofo francese Bernard-Henri Lévy non è finito per caso in prima serata su Rai 3, ospite senza contraddittorio di Marco Damilano. Era lì perché si sa benissimo come la pensa, lo ha pure scritto su Repubblica il 31 agosto: «Il 25 settembre, a poche settimane dal sinistro anniversario» della marcia su Roma, «le elezioni rischiano di portare al potere una coalizione chiaramente nostalgica di questa scena nera». In televisione, Lévy ha già anticipato ciò che dirà la parte peggiore della sinistra dopo le elezioni, se il centrodestra uscirà vincitore dalle urne: «Non bisogna sempre rispettare l'elettorato». Parole contro le quali nessun dirigente "democratico" si è scagliato, anche perché molti di loro le condividono. Senza accorgersene, stanno citando Bertolt Brecht, che nel 1953 consigliava ai capi della sedicente repubblica democratica di Germania di «sciogliere il popolo», colpevole di non apprezzarli a dovere, «ed eleggerne un altro». Con la differenza che il drammaturgo tedesco ironizzava, mentre Lévy e le sue cheerleader sono serissimi.

Ma il "cosa fare se le cose vanno male" è un discorso che semmai inizierà lunedì. Adesso è ancora il tempo dell'evocazione della paura, sperando che questa contagi quel 30-40% di italiani che non vorrebbe votare, e lo spinga a schierarsi con i progressisti. Così La Stampa avverte in prima pagina che «la destra agita i mercati. I report di fondi e banche di affari internazionali: con i programmi dei patrioti Roma rischia di deragliare». Che è come dire: se tenete al conto in banca mettete la croce sul simbolo del Pd. Invoca l'ingerenza internazionale Enrico Letta, che vola a Berlino dai socialdemocratici del cancelliere Olaf Scholz per farsi dire che quello della Meloni, «partito post fascista, porterebbe l'Italia in una direzione sbagliata». Recluta partigiani al di là della Manica Elly Schlein, che l'ala più rossa della sinistra vorrebbe prossimo capo del Pd: intervistata dal Guardian, quotidiano della sinistra inglese, dice che i leader del centrodestra «sono bravi solo a puntare il dito ogni giorno contro un capro espiatorio, una strategia molto antica che ha portato solo brutte cose al continente europeo». Se non fosse abbastanza chiaro, sta dicendo che con la vittoria dei suoi avversari potrebbero iniziare persecuzioni ai danni delle minoranze.

 

 

Che poi è ciò che, a modo suo, profetizza Luigi Di Maio all'edizione napoletana di Repubblica, con i meridionali nelle vesti delle vittime designate. Dice che lo scopo di Salvini e Meloni è «spaccare il Paese» con il «regionalismo delle disuguaglianze», che porterà «tagli di risorse sul Mezzogiorno» e «destabilizzazione economica e sociale». Disegno contro il quale al Sud occorrerà «fare le barricate, preparare una Resistenza». E non solo al Sud, visto che nel pomeriggio il ministro degli Esteri sente il bisogno di aggiungere che il centrodestra «rischia di trascinare l'Italia nel baratro, bruciando i risparmi degli italiani».

PATRIOTTISMO E SERIETÀ - E dopo che Letta e i suoi hanno strizzato l'occhio alla speculazione internazionale annunciando che se vince il centrodestra l'Italia andrà in bancarotta, dopo che hanno raccontato a tutto il mondo che gli italiani sono pronti a rimettersi il fez, dopo che hanno chiesto ai loro amici stranieri di intromettersi nelle vicende della nostra democrazia, incapace di cavarsela da sola, il segretario del Pd si fa intervistare dal Sole-24 Ore per dire che le principali caratteristiche sue e del partito che guida sono «patriottismo e serietà». E davvero non c'è altro da aggiungere.

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