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Bruno Vespa, la 'replica' a von der Leyen: "Chi è davvero la Meloni"

Bruno Vespa

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Bruno Vespa, in un lungo articolo su il Giorno, fa un'analisi delle elezioni politiche che si terranno domani, 25 settembre, e traccia diversi scenari. Il direttore di Porta a porta comincia sottolineando che "per la prima volta dal '94", al centrodestra "non si oppone un blocco omogeneo di centrosinistra. Lo stesso Enrico Letta, molto onestamente, ha riconosciuto che l'alleanza con Bonelli e Fratoianni è nata per 'salvare la Costituzione' e certo non per governare". Da parte loro, sia Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 stelle, sia Carlo Calenda del terzo polo, "viaggiano per conto loro e quindi l'aspirazione massima della probabile opposizione è di indebolire Meloni & C. con l'auspicio della ingovernabilità". E "sperando che Mario Draghi faccia il contrario di quello che ha detto e ripetuto e torni a palazzo Chigi", prosegue Vespa. Ma se, "non verranno sconvolti nei grandi numeri i sondaggi di quindici giorni fa" il centrodestra "potrebbe avere una maggioranza autosufficiente".

 

 

In ogni caso, "l'Italia politica che nascerà domenica notte sarà diversa da quella che abbiamo conosciuto", sottolinea il giornalista. "Al di là di minacce e anatemi interni e internazionali degli ultimi giorni, come ha scritto ieri il Financial Times, 'Roma e Bruxelles hanno bisogno di collaborare per poter andare avanti'". Giorgia Meloni, poi, precisa Vespa, "non è la matta eurofobica che qualcuno vuole immaginare. Sa quali sono le regole del gioco e vedremo semmai se saprà farle interpretare nel modo più vicino ai nostri interessi di quanto qualche volta è avvenuto". Parole che, implicitamente, sembrano rivolta a Ursula von der Leyen dopo le minacce della vigilia al nostro Paese.

 

 

E ancora, scrive Vespa: "Sarà un'Italia diversa anche perché è stupefacente il ruolo che il reddito di cittadinanza ha avuto nell'ultima fase della campagna elettorale. Sarebbe doloroso e fuorviante rassegnarsi a identificare il Mezzogiorno con una sacca di disperazione legata a un sussidio. Giuseppe Conte, che lì miete voti a mani basse, ha capito il rischio e all'ultim'ora intelligentemente cerca di recuperare una dimensione nazionale che sa di aver perduto". E attenzione, conclude Vespa, perché il "destino di Conte è paradossalmente legato a quello del Pd. Resterà la linea riformista di Letta o prevarrà in un prossimo congresso una vocazione di sinistra più radicale pronta ad allearsi di nuovo con il M5s?". E Infine, Calenda che "piace a un elettorato elitario che vorrebbe ma non può. Gioca tutto sul 'Meloni-non-governerà-mai'". Ma "se la signora lo smentisse", conclude Vespa, "dovrebbe aprire un capitolo nuovo". 

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