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Carlo Calenda? A mezzanotte e 2 minuti... un incredibile disastro

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Carlo Calenda ha rotto il silenzio elettorale scattato alla mezzanotte tra venerdì 23 settembre e sabato 24, in vista delle elezioni di domenica. Il leader di Azione e del Terzo polo con Matteo Renzi di Italia Viva, ha infatti pubblicato un tweet due minuti dopo la mezzanotte. Calenda pare anche che sia sto il primo a infrangere il silenzio elettorale prima del voto. "Noi saremo quelli che faranno diventare popolari le scelte giuste. La campagna non è finita, ora tocca a voi", ha scritto alle 00.02 il leader di Azione. "Il 25 settembre vota l'#ItaliaSulSerio".

 

 

 

Lo stop è regolato da una norma che sancisce il divieto di diffondere messaggi di propaganda, diretta o indiretta, che possano condizionare l'esito delle elezioni. Il "silenzio elettorale" nasce per garantire ai cittadini almeno un giorno per riflettere sul voto in totale autonomia, e senza subire ulteriori condizionamenti nel giorno del voto. Il provvedimento, introdotto da una legge del 1956 e aggiornato nel 1975, prevede il divieto di tenere comizi, le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, l'affissione di nuovi manifesti propagandistici, la presenza sulle emittenti radiotelevisive pubbliche e private e lo svolgimento di qualsiasi attività di propaganda a meno di 200 metri dai seggi. L'inosservanza delle norme prevede una sanzione amministrativa pecuniaria fino a mille euro.

 

 

Nella pratica, però, la regola del silenzio elettorale a volte non viene rispettata, perché la norma, aggiornata nel 1975, non contempla l'uso di Internet e delle piattaforme social, ormai utilizzate da molti politici come fondamentale mezzo di comunicazione verso gli elettori. 

Oltre a Calenda anche Matteo Salvini, stamattina, ha pubblicato su Facebook in post in cui spiega come votare sulla scheda il suo partito. Sulla questione, opinione pubblica e politici sono divisi. C'è chi ritiene che la norma sia anacronistica, perché non contempla i nuovi mezzi di comunicazione e chi ne fa una questione di libertà di espressione. 

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