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Mennuni, "da dove arrivo": parla la donna che ha spazzato via Calenda e Bonino

 Lavinia Mennuni

Brunella Bolloli
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Il telefono di Lavinia Mennuni, neo eletta senatrice di Fratelli d'Italia, è rovente. Tanti la cercano e lei un po' si stupisce: «Faccio politica dall'età di 16 anni, e ne ho 46, sono stata eletta la prima volta a 21 anni, sono al quarto mandato in Comune, nel 2001 ero già assessore ai Lavori Pubblici nel municipio II, nel 2008 ero delegata del sindaco alle Pari opportunità».

Però la notizia è che ora debutta in Parlamento dopo avere battuto Emma Bonino e Carlo Calenda.
«È stato il frutto di una campagna elettorale ben strutturata, fatta parlando con le associazioni ma anche anche andando casa per casa, con entusiasmo e puntando al radicamento sul territorio».

Come ha cominciato?
«Da giovane con Teodoro Buontempo, mentre studiavo all'università, poi ho svolto la pratica legale mentre ero assessore nello studio di Publio Fiori, che era il deputato del mio collegio. Ho avuto modo di apprezzare la politica di ascolto del territorio che attualmente non tutti perseguono anche a causa dell'attuale legge elettorale, che non consente di conoscere bene i politici di riferimento. Il mio modo di fare politica è ancora quello di una volta».

 

 

In Campidoglio si è messa in evidenza, tra l'altro, per le sue politiche sulla famiglia tradizionale...
«Naturale. Io preferisco chiamarla famiglia naturale, basata su un uomo e una donna. Sono dell'idea che un bambino abbia bisogno di una mamma e di un papà».

E una volta i vigili l'hanno portata fuori dall'Aula perché aveva manifestato a favore dell'Associazione Pro Vita. Capiterà così anche in Senato? Si occuperà di politiche per la famiglia?
«Il tema del basso tasso di natalità e dell'esigenza di politiche a sostegno della famiglia è rilevante. C'è anche un enorme problema di sicurezza nelle nostre città e ci sono troppi giovani senza lavoro, o costretti ad andare all'estero per cercarselo; da mamma di tre figli, conosco l'angoscia delle famiglie per il futuro».

Per questo al Sud tanti hanno scelto i Cinquestelle che garantiscono il reddito di cittadinanza?
«I sussidi non sono la soluzione. Noi dobbiamo impiegare tutte le nostre energie, a livello istituzionale, affinché i giovani possano avere un lavoro».

 



 

Il governo Meloni non si è ancora insediato, ma le femmniste sono già scese in piazza. Siete contro i diritti delle donne?
«Assolutamente no. Giorgia Meloni è una donna ed è la nostra leader, noi siamo state elette in tante e stupisce che vengano organizzate queste manifestazioni proprio ora che ci accingiamo ad avere una premier donna. Sono strumentali, così come i discorsi sul pericolo fascista. Dobbiamo pensare alle bollette e ai reali problemi degli italiani. A chi aspetta da anni una casa popolare e pur avendo i titoli è senza, ai quasi 3 milioni di italiani che vivono in povertà. Bisogna lasciare da parte le polemiche e fare tutti insieme il bene dell'Italia».

Da donna di destra, chi salva a sinistra?
«Conosco consigliere comunali di Roma che stimo perché fanno politica a contatto con le persone e ora dobbiamo lavorare per la Capitale, al di là delle appartenenze politiche».

Si dimetterà dal Campidoglio o terrà il doppio incarico?
«Sì, ma ho il dovere prima di concludere le azioni che sto portando avanti. Anche da parlamentare cercherò di rappresentare al meglio la città di Roma».

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