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Giorgia Meloni, Balzas Orban rivela: "Cosa accadrà dopo la sua vittoria"

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Balázs Orbán è stato il primo "straniero" a festeggiare la vittoria del centrodestra. «In questi tempi difficili», scriveva su Twitter già alla prima proiezione nella notte dello spoglio, «abbiamo più che mai bisogno di amici che condividano una visione e un approccio comuni alle sfide dell'Europa». Non si tratta di un omonimo qualsiasi, dato che parliamo del direttore politico e consigliere del primo ministro Viktor Orbán. Un enfant prodige del pensiero nazional-conservatore, dato che a soli 36 anni è stato già viceministro e Segretario di Stato. In visita a Roma- ospite della kermesse "Italian conservatorism" - all'avvocato e docente universitario abbiamo chiesto di approfondire lo storico risultato elettorale del destra-centro in Italia.

 

 

 

Il primo premier donna italiano sarà con ogni probabilità il leader dei Conservatori Giorgia Meloni. Un dettaglio non da poco anche per l'Ungheria, immaginiamo.
«La destra italiana gode di grandissima stima in Ungheria. Conosciamo i suoi leader come persone serie, oneste, molto agili e predisposte a fare di tutto per l'interesse nazionale. In particolar modo nelle grandi sfide: dal ruolo delle Nazioni in Europa al contrasto all'immigrazione illegale. E le posizioni assunte da Meloni e alleati su questi ambiti sono molto conosciute anche in Ungheria. E molto apprezzate».

Come cambierà il rapporto fra i nostri Stati?
«I rapporti bilaterali fra Ungheria e Italia sono sempre stati buoni. Così è stato anche con i governi Conte e Draghi. Da parte nostra sosteniamo storicamente che l'Italia e l'Europa centrale dovrebbero cooperare molto più strettamente a livello culturale, economico, infrastrutturale. Finora, però, sulle questioni difficili non abbiamo trovato un'intesa strutturale. Questa difficoltà potrebbe essere superata adesso? Speriamo che sui temi della famiglia, dell'immigrazione, sul futuro dell'Europa potrà crescere la nostra cooperazione, diventare molto più dinamica».
 

 

 

 

Che Europa immagina il vostro governo? I conservatori parlano di Europa confederale.
«È molto vicina a ciò che noi immaginiamo. Prima di tutto ci tengo a dire che siamo fieri di tutto ciò che l'integrazione europea ha raggiunto: come il mercato comune, la libera circolazione delle persone. Conquiste molto importanti».

C'è un "ma"?
«Quello che non va bene è che negli ultimi anni l'ideologia politica è entrata nelle istituzioni, dentro i dibattiti. Il Parlamento europeo ha preteso sempre più poteri per se stesso mentre la maggioranza si è spostata verso i progressisti e la sinistra. E questi continuano a usare tali poteri per forzare questa ideologia sulle altre istituzioni. Ciò mette sotto pressione la Commissione e anche le altre istituzioni. E così la Commissione ha cominciato ad occuparsi di cose inutili oppure di temi sui quali non è possibile trovare un'intesa fra gli Stati.
Il risultato? Tensioni superflue: tanto che la domanda è sempre "quando si spacca questa cooperazione fra gli Stati?". Questo dovrebbe finire, perché non aiuta il futuro dell'Europa: lo danneggia». Per come la vediamo noi anche i nostri amici italiani la pensano così».

Non sul tema del caro energia. L'Ungheria si oppone alla richiesta italiana- condivisa anche dal centrodestra del price cap.
«L'idea è buona. Ma non le sue conseguenze. Gli importatori fuori dall'Europa importerebbero sempre meno gas qui: perché fuori dall'Europa lo possono vendere a un prezzo più alto. E siccome ciò ridurrebbe l'offerta, non ridurrebbe i prezzi ma li aumenterebbe. È questo il problema».

Anche sul conflitto in Ucraina e le sanzioni alla Russia la Meloni la pensa in maniera diversa da voi.
«Premessa. Il nostro problema è che nell'Est Europa c'è una guerra, nella quale i russi sono ovviamente gli aggressori e gli ucraini allo stesso tempo si difendono eroicamente. Lo sappiamo bene noi che abbiamo accolto più di un milione di profughi dall'Ucraina».

Ciò premesso?
«Bruxelles ha deciso di cercare di fermare l'invasione russa attraverso sanzioni economiche. E ha promesso che avrebbero avuto un impatto più negativo sulla Russia che su di noi e che avrebbero fermato la guerra. Invece le sanzioni fanno di certo male alla Russia ma è evidente - fra inflazione e caro energia - che fanno molto male all'Europa. E per lo più le decisioni sulle sanzioni non sono state prese con il consenso del popolo europeo. Ecco perché abbiamo lanciato una consultazione nazionale per chiedere l'opinione delle persone.
Non abbiamo alcun problema se qualcuno la pensa in modo diverso ma crediamo che le persone in Europa siano nei guai e che Bruxelles dovrebbe aiutare anziché aumentare i guai. E su questo vale la pena cercare dei partner».

Sull'Ungheria se ne dicono di ogni. La Germania - che prende il gas con Gazprom a un terzo e ha deciso di inserire il super-scudo contro i rincari - non è mai sfiorata. Come mai?
«Quello che è concesso a Giove, non è concesso al bove. Questa purtroppo è la parte "sleale" della politica europea. Purtroppo vediamo che ci sono diversi attori che pensano che sia vantaggioso protrarre questo conflitto. Perché molti pensano che possono ancora vincere qualcosa: gli ucraini, i russi, i cinesi, gli americani. Però noi in Europa che cosa possiamo vincere? Niente».

Qual è la vostra ricetta per risolvere il conflitto fra Russia e Ucraina?
«Una cosa di cui non si parla molto è che ogni giorno un nuovo passo sul fronte punta verso l'escalation: fatti militari e mosse sul campo sempre più importanti, controffensive, razzi, qualcuno che mette fuori uso il Nord Stream, i russi che fanno dei referendum illegittimi di annessione. Davanti a ciò - a un pericolo mortale per l'Europa - tutti quelli dotati di senno dovrebbero mettere pressione sulle diverse parti per sedersi a un tavolo. Questa è l'unica via che porta alla pace ed è la proposta ungherese».

Dagli Usa arrivano sospetti sull'ingerenza della Russia su alcuni governi e partiti politici europei. Il sospetto è pure nei confronti dell'Ungheria...
«Noi siamo un piccolo Paese, quindi siamo abituati che certe potenze dall'Occidente all'Oriente cerchino di influenzare le nostre dinamiche interne. Gli ungheresi per fortuna sono a conoscenza di questo. E prendono decisioni tenendo in considerazione tutto ciò».

Insomma, Viktor Orbán non è l'"amico" di Putin...
«C'è un grande malinteso. Non è un amico di Putin. È amico degli ungheresi. E chi non capisce questa differenza non capisce le basi di tutta la nostra politica nazionale».

Nella campagna elettorale appena conclusa il nome di Viktor Orbán e del governo ungherese è stato quello più "citato" - in negativo - da Enrico Letta e dal Pd.

«Se tutto ciò che è rimasto alla sinistra - che un tempo pensava ai ceti popolari - è spaventare gli elettori italiani con un presidente di un Paese distante centinaia di km, non deve stupire il risultato delle elezioni. La destra dovrebbe essere contenta se questo dovesse rimanere l'argomento principale, l'unico, della sinistra: prevediamo un lungo governo di destra in Italia».

L'Ungheria resterà nell'Ue?
«Armonizzare gli interessi di 27 Paesi è sempre difficile. La soluzione non può essere isolare alcuni Stati membri. La nostra esperienza è che sui temi dove è stato introdotto il voto maggioritario al posto dell'unanimità questo non ha aiutato l'Europa ma ha creato più frizioni. Dobbiamo impegnarci per trovare l'accordo con tutti. Se i leader europei non vogliono quest' onere, mettono in discussione l'idea di Europa. Noi non abbiamo aderito all'Europa per poi vederla crollare. Abbiamo una "brutta notizia" per i nostri avversari politici: resteremo in Europa fino all'ultimo, sosteniamo la possibilità del veto. Speriamo che la situazione si normalizzi presto, e auspichiamo che le elezioni italiane avranno un effetto positivo». 

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