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La Russa, cosa c'è davvero dietro ai fiori per la Segre: la sentenza dello storico

Pietro De Leo
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«Ho postato su Facebook la vostra prima pagina, con una didascalia: la più bella di oggi». Spartaco Pupo, professore di storia delle dottrine politiche all'Università della Calabria, si riferisce alla prima di Libero di ieri, «La guerra è finita». Foto: Ignazio La Russa, da pochi minuti Seconda Carica dello Stato, che consegna un mazzo di fiori alla Senatrice Liliana Segre.

Quanto è importante un gesto del genere, professore?
«Molto. Liliana Segre che annuncia l'elezione di Ignazio La Russa, lui che la omaggia. Non è solo procedura, è molto di più. I gesti simbolici possono essere molto importanti e aiutare alle grandi riconciliazioni. La storia è piena di esempi: Willy Brandt, cancelliere tedesco, che si inginocchia davanti al monumento che ricorda le vittime del ghetto di Varsavia. Oppure l'omaggio reso dai capi di Stato italiano, sloveno e croato qualche anno fa alle vittime delle foibe. Sono gesti eclatanti che hanno un significato vero».

Altro punto che risalta è il ricordo che La Russa ha fatto nel suo discorso delle vittime del terrorismo politico, sia tra i militanti della destra, sia della sinistra. Quant' è rilevante?
«Quello è un capitolo doloroso della nostra storia, perché sono morti dei giovani. Il tema, peraltro, è che la sinistra ha sempre dato una doppia chiave di lettura: quando i terroristi provenivano tra le proprie fila si trattava di "compagni che sbagliano". Al contrario, quelli di destra erano delinquenti da far marcire in galera. Questo ci fornisce lo spunto per interpretare meglio i tentativi di riconciliazione».

Ovvero?
«Sono sempre arrivati soprattutto da destra, almeno da quella istituzionale. Lì si è avvertita sempre l'esigenza di storicizzare le grandi tragedie, sia il terrorismo che il fascismo».

A proposito di fascismo, perché la sinistra lo utilizza come una sorta di flagello morale?
«Perché risveglia le passioni. E allora ecco che accusare l'avversario di turno di essere un fascista diventa uno strumento politico. Lo hanno fatto persino con Renzi! Ma è assurdo farlo anche con Giorgia Meloni, nata nel 1977. Negli altri Paesi non hanno questo atteggiamento, basti pensare che, pur in differenti contesti, re Juan Carlos fu incoronato appena due giorni dopo la morte di Francisco Franco, e dunque quel passaggio storico fu superato rapidamente. L'Italia, invece, sembra essere in un'eterna transizione. Anche se non tutta la sinistra è così».

A cosa si riferisce?
«Penso agli storici e ad alcuni intellettuali. Renzo De Felice, che era di sinistra e già alla fine degli anni '60 inaugurava il revisionismo, e a Giampaolo Pansa che ha narrato il sangue dei vinti. Ma tutto questo spesso nella sinistra politica contemporanea è rimasto lettera morta: insistono nel voler perpetuare una divisione manichea, proiettandola sulle nuove generazioni, che non hanno alcuna responsabilità per quanto accaduto un secolo fa. Riconciliarsi non vuol dire cancellare con un colpo di spugna il passato, ma rispettare la memoria altrui e prendere atto dell'esistenza di un'identità plurale».

Un altro punto toccato da Ignazio La Russa è stato il giorno dell'Unità d'Italia, 17 marzo, da rendere Festa Nazionale. Concorda?
«Sì, perché se non ci fosse stato il 17 marzo non avremmo neanche il 2 giugno. Fu un passaggio fondamentale per essere quello che poi siamo diventati, una potenza europea e mondiale».

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