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Giorgia Meloni sfida il protocollo: "Che auto voglio"

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Pietro Senaldi
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«Urge un ministro della sovranità automobilistica», commenta caustica suor Selvaggia Lucarelli, vestale di buon cuore del mondo social, che di professione spende una buona parola per tutti, ma siccome è femminista, per le donne un po' di più che per gli altri. La giudice di "Ballando con le stelle" ha commentato così sul suo profilo social l'uscita della premier dal Quirinale dopo aver ricevuto l'incarico di guidare il governo.

 

Giorgia era arrivata a bordo della sua Cinquecento bianca a due piazze, ormai quasi un oggetto di culto, ed è uscita su un'Audi scura e blindata, vettura tedesca, quindi poco patriottica. Da qui il faceto motteggiare della blogger, il cui intento era perculare la neo presidente del Consiglio, colpevole di aver aggiunto "Sovranità Alimentare" al nome originario del ministero dell'Agricoltura. In Francia lo hanno fatto decenni fa, e ha destato orgoglio anziché preoccupazione o ilarità, ma Oltralpe si prendono tutti un po' troppo sul serio; forse per questo, anche se non sono proprio simpaticissimi, pur avendo prodotti inferiori ai nostri, come qualità riescono a farci concorrenza.

La notizia però è che, come spesso capita a chi ha la lingua più rapida del cervello ed è convinto di essere un giornalista non perché ha delle informazioni ma solo in quanto sforna giudizi a getto continuo, la Selvaggia ha preso un mezzo granchio. Corre voce infatti, dalle parti di chi ne sa più di lei, che la prima mossa della premier sovranista sia stata fare richiesta per avere un'auto di servizio italiana. «Datemi una Stelvio» avrebbe detto, precisando che non si sarebbe incaponita sul modello, perché di quattro ruote non ci capisce una mazza, ma che le basta un veicolo prodotto in Italia da una fabbrica con azionisti italiani. Il problema è che, pur semplice, la richiesta non è di facile né immediata attuazione.

RAGIONI DI SICUREZZA
Il premier infatti, per ragioni di sicurezza, deve girare su un'auto blindata, anche se l'anima grillina della Lucarelli se ne duole. Era riuscito a capirlo perfino Fico, quando presiedeva Montecitorio. Solo che, nel parco auto delle alte cariche istituzionali, le sole vetture italiane che rispondono ai requisiti richiesti sono le Maserati, e Dio solo può immaginare i commenti delle serpi del web se Giorgia, che simbolicamente rifiuta di farsi scarrozzare dal sedile posteriore e si accomoda popolanamente su quello a fianco al guidatore, si accomodasse su uno dei massimi simboli del lusso a quattro ruote.

Quindi, ahinoi, dovremmo aspettare che si fabbrichi una Stilo blindata, sempre che poi qualche cacasenno non salti su a ricordare che Alfa Romeo è stata comprata da Fiat, che oggi si chiama Stellantis, la quale ha sede fiscale e operativa in Olanda, e che la famiglia Agnelli-Elkann, tramite Exor, possiede solo il 14% delle quote, mentre Pegeout ne ha il 7, e pure lo Stato francese ne detiene una parte. E allora, se vuole essere totalmente auto-sovranista, a Giorgia non resta che scegliere come auto di servizio tra Ferrari, Lamborghini o Maserati e sbattersene per i travasi di bile che susciterà nelle compagne invidiose.

 

SUGGERIMENTO
Nel frattempo, visto che non può più usarla per ragioni di Stato, la premier potrebbe mettere in vendita su internet la sua mitica Cinquecento. Non sarebbe strano se raccogliesse 2-300mila euro che, al netto delle spese, potrebbe stanziare nel costituendo fondo di garanzia per pagare le bollette agli italiani che non ce la fanno. Mossa populista, prevediamo acidi commenti social.

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