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Reddito di cittadinanza, Durigon: "Ecco cosa deve cambiare"

Alessandro Gonzato
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Il senatore leghista Claudio Durigon ha la faccia da ragioniere, e lo è, e il fisico da pilone di rugby, che non è il suo sport anche sei nonni erano di Treviso, patria della gloriosa Benetton, braccianti agricoli emigrati nell'Agro Pontino. Milanista, ha giocato a calcio nel Latina, città in cui è nato, vecchia serie C2. Cinquantun anni, a Latina è stato anche segretario provinciale dell'Ugl, poi, fino al 2018, vicesegretario generale della Confederazione. Cinque anni fa è stato eletto deputato. Ora è a Palazzo Madama. Nel primo governo Conte ha ricoperto il ruolo di sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali. Con Draghi è stato sottosegretario all'Economia e alle Finanze, incarico a cui ha rinunciato ad agosto 2021 perché aveva proposto di intitolare un parco a Benito Mussolini e si era scatenato il caos. Ideatore di "Quota 100", perla Lega è il responsabile del Dipartimento Lavoro.

E tra qualche giorno di nuovo anche viceministro?
«Io sono un senatore, e fiero di esserlo».

E fa bene, però il suo nome al ministero del Lavoro circola eccome...
«Darò il massimo a prescindere dal ruolo. L'importante è cominciare a lavorare subito».

Veniamo alle priorità.
«Bollette. Sono le bollette: priorità assoluta».

La Lega è per contenere il salasso mettendo subito una trentina di miliardi tramite lo scostamento di bilancio. Al ministero dell'Economia adesso c'è Giancarlo Giorgetti, uno dei vostri colonnelli, e però dall'altra parte ci sono un premier e due partiti, Fratelli d'Italia e Forza Italia, che hanno idee diverse. Come la mettiamo?
«Il centrodestra ce l'ha sempre fatta, e in queste ore abbiamo già iniziato a lavorarci. Famiglie e imprese meritano risposte efficaci e veloci».

Un giudizio sul neoministro del Lavoro Marina Calderone.
«Preparatissima. Una figura di spessore. La persona giusta al momento giusto. L'ho sentita subito dopo l'annuncio della premier Meloni».

Uno dei vostri cavalli di battaglia è il superamento della Legge Fornero: puntate su "Quota 41" con l'introduzione di una soglia d'età. Il leader della Cgil, Landini, è polemico: sostiene che i sindacati la propongono da tre anni e che voi stiate facendo propaganda.
«È una polemica incomprensibile, proprio perché "Quota 41" è la stessa che lui ha chiesto in tutti i tavoli e che noi finalmente siamo nelle condizioni di poter realizzare. Capisco che possa dargli fastidio che sia un governo di centrodestra a dare più flessibilità al mercato del lavoro, che voglia fare il contrario di ciò che ha fatto la sinistra che ai sindacati strizza l'occhio per mere ragioni elettorali, ma Landini mi pare che sollevi questioni pretestuose. Certo, di sicuro i tempi sono stretti».

Avete una quarantina di giorni per fare la Legge Finanziaria.
«Sì, ma le ripeto: "Quota 41" la vogliono gli stessi sindacati. Con loro siamo disposti a un confronto, a parlare anche d'altro. Non vogliamo escludere nessuno. Però torno a dire che ogni volta che ho parlato con la Cgil al centro delle loro richieste c'era proprio la riforma che è nel nostro programma.  Proveremo a portarla a casa fin da subito».

Quanti lavoratori coinvolgerebbe?
«800 mila in tre anni».

Passiamo al reddito di cittadinanza.
«Va riformato profondamente: stop alla prima offerta congrua di lavoro rifiutata».

Anche nel settore privato?
«Sì. Però voglio sottolineare che la proposta dev' essere congrua, e che le persone che non possono lavorare, non che non vogliono, vanno aiutate. Per chi può, invece, vanno rafforzati i paletti».

In che modo?
«Va tolto dalla gestione dell'Inps. A gestirlo devono essere gli enti locali, i Comuni, che hanno un rapporto diretto con la cittadinanza, conoscono le varie situazioni e sono in grado di capire dove finiscono realmente i soldi, che sono pubblici, vorrei sottolinearlo. Chiederemo inoltre di ridurre i tempi di percezione dell'assegno, perché non può diventare uno stipendio, ma dev' essere un aiuto limitato nel tempo che dà una mano nella fase in cui uno non trova un impiego. Inoltre dev' essere obbligatorio fissare il patto di collocamento. E poi, me lo lasci dire, ci sono state troppe truffe. I soldi sono andati a troppi furbetti, diciamo così».

Nell'ultimo periodo, complice il caro-bollette, non avete più parlato di Flat Tax. L'avete accantonata?
«Di sicuro rimane allo studio anche per questa Finanziaria, però al momento non stiamo pensando di allargarla a tutta la platea di potenziali beneficiari. Abbiamo cinque anni davanti. Però potremmo già prevederla per le partite Iva, questo sì».

Lavoro è anche agricoltura, ministero che adesso si chiama della Sovranità alimentare. Parte della sua famiglia viene da quel mondo.
«Che agli occhi dei giovani è un ripiego, quando invece è molto più redditizia di altre strade considerate più importanti. Però dobbiamo fare anche autocritica, perché spetta a noi rendere il settore più appetibile, con incentivi e remunerazioni adeguate».

Ha temuto che le polemiche della vigilia facessero saltare in aria la formazione del governo?
«No, ma è chiaro che qualche errore da parte di qualcuno c'è stato. La nostra coalizione però è talmente rodata, anche nei territori, che era impossibile che non superassimo quel momento». 

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