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Meloni, Roberto D'Agostino: "Di chi non può fidarsi"

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Blindata dalla debolezza di Berlusconi e Salvini: ecco perché Giorgia Meloni resterà premier per i prossimi 5 anni. Parola, anzi profezia di Roberto D'Agostino, intervistato da Italia Oggi. E il fondatore di Dagospia è uno che per primo, spesso, riesce a captare umori, sussurri e tam tam nelle segrete stanze dei palazzi romani. Le sue parole, dunque, pesano come piombo. 

 

 

 

Certo, sulle fortune del neonato governo di centrodestra potrebbe pesare pure la folle condotta dell'opposizione, a cominciare dalla polemica linguistica su "il" o "la presidente". "E chi se ne frega - taglia corto D'Ago -, da sinistra stanno sparando caz***te. Robe che fanno solo infuriare la gente. Qui vogliono sapere se il figlio troverà lavoro, se ce la fanno a pagare le bollette. Queste discussioni sui generi interessano quattro gatti che pensano di rappresentare il Paese, alla gente non frega niente".

 

 

 

 

Sul fronte Interno alla coalizione, Meloni "deve fare un po’ di equilibrismi, cedere qualcosa, salvo trovare subito i contrappesi per ribilanciare tutto", a partire dal tetto ai contanti che la Lega vorrebbe portare a 10mila euro e che il premier abbasserà a 3mila. "Ma di ciccia lei non concede nulla. E lo vedrete sulla flat tax e sulle pensioni: i soldi non ci stanno". Anche le rimostranze dei delusi di Forza Italia, secondo D'Agostino, non preoccupano Palzzo Chigi. "La forza di questo governo è proprio la sua debolezza. Questi si fanno 5 anni. La Meloni ha il 26%, Salvini ha l’8% e meno Berlusconi. I due alleati minori da soli dove vanno senza Fratelli d’Italia? Ora stando al governo hanno la forza del potere, se scherzano Sergio Mattarella gli piazza subito un bel governo tecnico e sono finiti".

 

 

 



Anche Matteo Salvini alle Infrastrutture, sottolinea perfidamente D'Agostino, non rappresenta "un pericolo" per il premier. "Non gestirà i fondi del Pnrr ed è limitato dai poteri della Guardia costiera e del Ministero del Mare. Insomma, la Meloni quando concede qualcosa prevede sempre contrappesi". La Meloni, conclude il fondatore di Dagospia, "ha il coltello dalla parte del manico" ed è "una tosta". Primo banco di prova, le partecipate: "Bisogna capire che nomine fa. E sulla sua squadra deve stare attenta, e riconoscere di chi si può fidare, tenendo conto anche dell’opportunità, che nella politica ha la sua importanza".

 

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