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Soumahoro, nero, colto e astuto: la sinistra ai suoi piedi

Francesco Specchia
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Vedendo all'opera il così giovane (è del 1980) e già cosi esperto Aboubakar Soumahoro, si capiscono le ragioni della collega Guia Soncini: noi saremo veramente liberi quando potremo esercitare il diritto di dare dello stronzo a un deputato nero, senza tema di essere tacciati di razzismo. Vale naturalmente anche per i gay, le lesbiche, i tradizionalisti cattolici, i fascisti, i liberali, Memo Remigi che palpa le ragazze e chiunque dimostri di essere, inconfutabilmente, uno stronzo. Anni fa, al Giovanni XXIII° un collegio universitario di Parma, splendido crogiolo di razze, etnie e religioni, la chiamavamo "sindrome di Eddie", dal nome di Eddie Bantamoi, studente di medicina del Camerun. Il quale ogni volta che faceva una cazzata (e accadeva spesso) si sedeva incrociando le gambe, puntava il dito e accusava noialtri colleghi bianchi di razzismo: tirava fuori l'orrore del colonialismo, Mussolini e l'Etiopia, il colore della pelle come la lettera scarlatta. Ecco, Eddie, quando voleva, era uno stronzo. Per anni, nessuno di noi ebbe il coraggio di reagire, vuoi a causa dell'ambiente cattolicissimo, vuoi perché affogavamo in un irrazionale complesso di colpa terzomondista.

 

 

 

Finché un giorno si alzò un collega del Pakistan che forte, di una gradazione d'epidermide sul beige, sbottò: «Eddie, basta con questa storia del razzismo: tu sei uno stronzo». Novantadue minuti di applausi ininterrotti, quasi tutti dall'ala ivoriana e nigeriana del parterre studentesco. Questo per dire che l'onorevole - guarda caso della Costa d'Avorio - Aboubakar Soumahoro, eletto alla Camera per l'Alleanza Verdi e Sinistra di Bonelli e Fratoianni ieri, conficcato nella sedia di Fabio Fazio a Che tempo che fa, mi ha ricordato la "sindrome di Eddie". Beninteso: Soumahoro non è affatto uno stronzo. Però è assolutamente scafato sull'uso dell'armamentario retorico della sinistra estrema la quale - giustamente - gli sta attribuendo la stoffa del leader. Eletto deputato, si è presentato con gli stivali di quando era bracciante, rivendicando il passato da bracciante e da sindacalista dei braccianti all'Usb contro il caporalato.

Oddio c'è anche da dire che secondo Wikipedia - «l'Usb l'ha accusato di non avere utilizzato interamente per i fini prefissati i fondi raccolti durante la pandemia come dirigente Usb. Soumahoro ha chiesto una conciliazione di 25mila euro. Nel 2022 poi alcuni cofondatori della Lega Braccianti, alcuni dei quali usciti da essa in polemica con Soumahoro, lo hanno accusato di scarsa trasparenza nella gestione del conto corrente dell'associazione». Ma questi sono - diciamo - dettagli. Soumahoro non è affatto capitato a Montecitorio per caso; è preparatissimo, laureato in sociologia col massimo dei voti con una tesi sul mondo del lavoro, scrive per l'Espresso, pubblica con Feltrinelli, pianifica ogni sua apparizione, conosce le persone giuste. Quel che colpisce è la sua capacità di usare i mass media. In aula ha avuto la fortuna di essere stato al centro di una gaffe di Giorgia Meloni che gli ha innavvertitamente dato del "tu".

 

 

 

 

Da lì, con la storia della mancanza di rispetto e del razzismo strisciante, non ha più mollato l'osso. E da Fazio è stata l'apoteosi. L'onorevole, sempre rimarcando la gaffe della premier ha insistito: «Tanti anni fa nelle colonie, i colonizzatori chiamavano i colonizzati utilizzando il tu, semplicemente perché il lei era ritenuto onorabile ed era riservato solo ai bianchi. Quindi questo termine oggi è un richiamo a tutto questo, ma anche un modo per guardare le persone dall'alto verso il basso solo perché sono donne, neri o della comunità Lgbtq, perché ritenute inferiori». E qui subito ci è subito esplosa in testa tutta le cinematografia dell'emarginazione da La Capanna dello zio Tom a Kunta Kinte in sottofondo - al posto delle battute della Littizzetto - il discorso di Martin Luther King al Lincoln Memorial e Mandela day dei Simple Minds.

 

 

 

 

 

Poi, la perla: «La presidente può darmi anche del dottore, sono laureato». Qualche ora dopo i social, specie quelli a sinistra e specie quelli del Pd, sono esplosi paventando la figura di un "Papa nero", di un Obama africano che dica qualcosa davvero di sinistra e salvi il centrosinistra lettiano dalla crisi d'identità e consensi in cui è precipitato. Aboubakar Soumahoro, qualche ora dopo ha fatto di meglio. Ha scritto sui social, riportato dall'Ansa: «Davanti a questa Destra, le forze di Sinistra, progressiste e ambientaliste, non possono continuare ad essere frammentate, ma devono avere il coraggio di unirsi attorno ad un'identità, con una visione e proposte comuni che diano luogo a una nuova egemonia culturale, parafrasando Gramsci». Come dire: il Pd non basta più. E ha aggiunto: «La classe politica è chiamata ad avere il coraggio e l'umiltà di riconoscere che siamo davanti ad una forte crisi di rappresentanza». Si tratta di «uno sforzo collettivo che deve investire tutte e tutti. Perché, come diceva Angela Davis (ndr, in effetti Angela Davis mancava, in sottofondo Sweet Black Angel dei Rolling Stones) è nelle collettività che troviamo serbatoi di speranza e di ottimismo. Sarà dai serbatoi del sogno collettivo che noi costruiremo una nuova casa politica».

 

 

 

 

Come dire: Letta non è più adatto, ci vuole aria nuova. Claudio Velardi attizza gli ex compagni del Pd: «La persona più sveglia che avete da quelle parti è Soumahoro, viene dal mondo reale. Candidate lui». Ed è vero, alla Camera l'uno vero discorso a sinistra l'ha fatto lui. Andrea Orlando ammette: «Non abbiamo uno di sinistra da mettergli contro». Qualcuno balbetta che non si può candidare Aboubakar perché non è iscritto ai Dem, ma è questione di lana caprina. La realtà è che nel Pd che rimanda il più possibile il congresso, sono imbarazzati e, in prospettiva, terrorizzati dall'arrivo di un nuovo leader che non risieda nella Ztl, che sia nero, che conosca la plebe e da lì nasca, che magari sia stronzo e per questione di politically correct non glielo puoi far notare. Ognuno ha l'Eddie che si merita. Ma il nostro oggi è un ottimo medico, e non corre il rischio di diventare segretario del Pd...

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