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Forza Italia, Cattaneo avverte la Meloni: "Noi fedeli, ma cambi metodo"

Salvatore Dama
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No, Forza Italia non vuole destabilizzare il governo, «è una narrazione che smentiamo», spiega il capogruppo alla Camera Alessandro Cattaneo. Su alcuni temi però gli azzurri vogliono dire la loro. E aspettano l'arrivo in Parlamento dei primi decreti firmati da Giorgia Meloni. Che necessitano, a loro avviso, di miglioramenti.

Per esempio, la modifica del superbonus: cosa non vi convince?
«Premessa: Forza Italia è tradizionalmente vicina al mondo dell'edilizia. La storia imprenditoriale di Silvio Berlusconi parte da lì. È un settore di cui ci occupiamo e non da oggi. Poi siamo d'accordo: il super bonus andava ripensato e riorganizzato. Però questa accelerazione così improvvisa...».


Cosa?
«Rischia di aprire contenziosi. In un'ottica liberale, quando legiferiamo, cerchiamo di metterci nei panni del cittadino e dell'imprenditore. L'anticipo della scadenza deciso dal governo può creare disagi. Magari c'è gente che ha fatto il contratto con l'impresa di costruzioni e che adesso trova regole che cambiano in corsa. Ci sono condomini che hanno deliberato...».

Cosa contestate?
«Il metodo anzitutto: la condivisione è sempre la scelta più sana. Nel merito, poi, vanno dette alcune cose: cambiare va bene, ma non in una logica punitiva. Si poteva anche ipotizzare una percentuale inferiore al 90%. Non era quello il problema. Però invece di vincolare il bonus al reddito della persona, lo si poteva collegare alla classe energetica dell'immobile. Sia chiaro: qui l'obiettivo non è rifare casa a chi ha un reddito medio-alto a spese dello Stato. La ratio è mettere mano a un edificio per renderlo energeticamente più efficiente. Segnalo inoltre che c'è uno studio di Nomisma secondo cui è vero che il super bonus è costato molto, ma ne ha beneficiato tutto l'indotto e quindi è cresciuto anche il gettito fiscale. L'ultimo tema, che il decreto non affronta, è quello del mercato dei crediti. Ed è una questione urgente, perché molte aziende rischiano di fallire avendo crediti in pancia che non riescono a smaltire».

Pare di capire che Forza Italia non sia stata coinvolta nella fase preparatoria del decreto. È andata così?
«Ci sono state delle interlocuzioni molto rapide. È comprensibile, c'era fretta di intervenire per questioni di contenimento della spesa pubblica. Ma se non c'è stato modo di approfondire prima, speriamo lo si possa fare ora. In Parlamento. E anche con le categorie interessate».


Sul cuneo fiscale si parla di un taglio di due punti, Confindustria chiede un intervento più incisivo.
«C'è un tema di priorità: in questo momento l'urgenza è intervenire su energia e bollette. Poi cominceremo un percorso lungo una legislatura. Nel frattempo dare un segnale subito, con un taglio del cuneo fiscale di due punti, è una cosa senz' altro utile. Noi di Forza Italia portiamo la nostra proposta. E cioè procedere con una misura choc che preveda l'azzeramento totale delle tasse pagate dall'imprenditore sulle nuove assunzioni di giovani».

Si farà subito?
«Stiamo discutendo con gli alleati per inserire questa misura nella legge di bilancio, pur consapevoli che è l'inizio di un lavoro quinquennale».


Tema rave: proponete delle modifiche al decreto?
«È stato anzitutto il governo a parlare di possibili modifiche da fare. Intervenire sul tema era giusto, ma ritengo sia sempre necessario legiferare mantenendo un approccio garantista».

Immigrazione: la linea del governo è stata troppo drastica?
«No, il governo ha operato bene, la reazione della Francia è stata sproporzionata. L'esecutivo ha il dovere di difendere i propri confini. Detto questo, non bisogna mai perdere l'umanità, lo ha ricordato anche il presidente Berlusconi. Chi è in difficoltà in mare deve essere salvato. Sulla gestione dell'immigrazione solidarietà e pragmatismo devono andare di pari passo, anche perché in questi anni abbiamo visto fallire il modello della pseudo-integrazione della sinistra. Con i migranti che, una volta sul territorio nazionale, sono stati abbandonati a loro stessi».

Vi accusano di fare il controcanto al governo. Non si è ancora assorbito il malcontento per la attribuzione degli incarichi?
«Smentisco questa narrazione. Poi è vero: riteniamo di aver avuto una delegazione sottodimensionata nei numeri. Ancora oggi ci sfugge il meccanismo per cui la ripartizione degli equilibri tra sottosegretari e presidenti di Commissione sia stata fatta in base al numero dei parlamentari e non dei voti reali. È un metodo francamente bizzarro e poco giusto. Detto questo, non abbiamo tenuto ferma la maggioranza con ricatti politici. Per fare le nomine non si è perso neanche un minuto. La generosità, attitudine che in una coalizione non spetta al partito più piccolo, alla fine l'abbiamo messa in campo noi. E abbiamo iniziato a lavorare concretamente sui provvedimenti. Non mancherà mai il nostro voto, ci facciamo garanti della solidità della maggioranza. Detto questo, siamo tre forze diverse e non c'è nulla di male se ogni tanto mettiamo sul tavolo le nostre priorità».

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