Soumahoro? Minacciare querele non è una difesa
Alla notizia di possibili magagne nelle strutture gestite dalla suocera e dalla moglie di Aboubakar Soumahoro, parlamentare eletto nella lista del verde Bonelli e del comunista Fratoianni, la prima reazione dovrebbe essere a dir poco di cautela. Quando ci sono di mezzo indagini giudiziarie, una volta su due è fuffa: e, anche quando non è fuffa, il risultato è spesso un'ingiusta lesione dell'immagine di chi è coinvolto nell'affare.
Qui peraltro il parlamentare non è neppure indagato, e dunque andrebbe lasciato in pace anche se ci fosse arrosto dietro il fumo delle ipotesi di malaffare attribuite alle due familiari (anch' esse persone, e anch' esse meritevoli di essere protette dalla presunzione di colpevolezza che purtroppo impera in questo Paese). Però qualcosa di storto c'è nel modo adoperato da Aboubakar Soumahoro per difendere la propria onorabilità: «Non consentirò a nessuno di infangarmi», ha dichiarato.
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E uno si domanda in che cosa consista il fango e chi gliel'abbia tirato addosso. E poi: «Solo falsità contro di me!», a commento di un articolo di giornale che riferiva, appunto, di quelle indagini (non su di lui). L'onorevole Aboubakar Soumahoro, che ragiona e parla meglio di una buona aliquota di suoi colleghi, e che più di tanti merita il seggio parlamentare, dovrebbe comprendere con quei toni reagisce il commendatore indignato perché «qui si infanga l'onore di un gentiluomo!». Dica piuttosto, se è così, che lui non sa nulla dei maltrattamenti che sarebbero avvenuti in quelle strutture. Manifesti, se desidera, il proprio augurio che sia accertata la mancanza di responsabilità dei suoi familiari. E non minacci querele, che è uno strumento abusato e assai poco civile per difendere la propria reputazione.
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