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Vittorio Feltri inchioda la sinistra: "I morti che fingono di scordare"

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Vittorio Feltri
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Bellocchio, un asso del cinema, ha mandato in onda una serie televisiva dedicata alla tragedia di Aldo Moro. Indubbiamente un'opera importante che aiuta i più giovani, nel senso dei quaranta -cinquantenni, a capire cosa accadde in quegli anni tetri, i Settanta, durante i quali il Paese fu travolto dalle Brigate Rosse, un esercito formatosi sulle ceneri del cosiddetto Sessantotto. Anche in questo momento si agita lo spauracchio del fascismo, il peggiore dei mali che ancora oggi, secondo la sinistra, ammorba la vita nazionale. Mi sembra tuttavia chiaro che le camicie nere c'entrano con l'assassinio del presidente della Dc come i famosi cavoli a merenda.

L'autorevole leader politico fu sequestrato da uomini appartenenti al partito comunista armato, e poi abbattuto. Ma la pubblicistica progressista, mentre è ossessionata dal duce e dai suoi tardivi seguaci, tace sui misfatti dei signorini che brandivano, non solo la falce e martello, ma anche la P38.

Neanche una parola di biasimo. Ogni tre minuti i rossi rammentano l'attentato mortale in cui perì Matteotti, ma scordano l'agguato a Moro, durante il quale furono freddati addirittura cinque agenti della sua scorta, ammazzati così, tanto per gradire.

 

In conclusione: Matteotti, stando alla vulgata degli eredi dei comunisti è considerato un martire, invece Moro sarebbe morto di raffreddore. Questo dettaglio grida vendetta, ma fa anche ridere dato che la stupidità spesso si sposa con la comicità. Il socialista fu eliminato dagli amici di Mussolini oltre un secolo fa, mentre Moro fu sacrificato dai compagni nel 1978, quando io ero già padre di quattro figli e lavoravo al Corriere della Sera. Eppure in questa Italia sbilenca i fascisti sarebbero ancora una minaccia perla nostra debole democrazia, viceversa i comunisti o ex tali continuano ad essere applauditi e perfino votati.

Siamo nel grottesco. Tanto è vero che anche l'opinione pubblica viene influenzata da certe idee balzane, dominano l'ignoranza dei fatti e la smemoratezza. Alcuni giorni orsono i giornali hanno pubblicato la foto del manichino di Giorgia Meloni a testa in giù in una piazza, esattamente come accadde al dittatore nero dopo la fucilazione. Non si trattava di un episodio folkloristico bensì di un auspicio. Questa è la squallida realtà. I pericoli e il cattivo gusto provengono dalla sinistra, e la destra li subisce senza nemmeno il diritto di protestare.

 

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