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Reddito di cittadinanza, l'ultima scoperta vergognosa: cosa accade dove c'è

 Conte e Di Maio

Pietro Senaldi
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Giuseppe Conte ha fatto del reddito di cittadinanza la ragione sociale del Movimento Cinque Stelle, che ormai ha espropriato a Grillo, Casaleggio junior e tutti i suoi ispiratori originari. L'avvocato dei fannulloni ha reagito al piano del governo di togliere l'assegno, a fine agosto, a una parte, circa seicentomila persone, degli occupabili, ovverosia di coloro che possono lavorare, dichiarandosi «pronto a tutto» per scongiurare l'atto di giustizia sociale e minacciando letteralmente prima «la rivolta sociale» e poi «la guerra civile». Il leader grillino motiva la sua posizione barricadera con nobili argomentazioni, spiegando che il reddito di cittadinanza è un argine alla criminalità e alla mafia, soprattutto al Sud, dove è elargito per la massima parte e dove il partito di Conte prende i suoi voti.

Abile con le parole, l'avvocato è però debole con i numeri. Le più recenti statistiche sugli indici di criminalità nelle 106 Province italiane dimostrano infatti che l'assegno da divano incentiva il crimine anziché arginarlo. Basta analizzare i dati relativi alle due capitali del reddito di cittadinanza, Napoli, nel cui territorio risiedono 626mila percettori, circa il 25% dell'intero dato nazionale, e Palermo, capoluogo della Sicilia, che conta 700mila sussidi, superata solo dalla Campania, con 881mila.

 

 

 

«L'assegno toglie manovalanza alla mafia» è uno dei refrain del leader grillino, smentito dal procuratore capo di Palermo, che ha denunciato un aumento del 58% in un anno della penetrazione di Cosa Nostra nelle attività economiche della Regione. Gli fa eco il questore di Napoli, Alessandro Giuliano, che ha annunciato «l'impennata di furti, rapine e aggressioni camorristiche in città» nell'ultimo anno, malgrado la difficoltà di convincere le vittime di reato a denunciare, stante il clima di omertà e terrore che regna sotto il Vesuvio.

CLASSIFICA - Il capoluogo campano, in particolare, è primo nella classifica dei furti alle persone e dei furti di autoveicoli e ciclomotori (rispettivamente 151 e 595 ogni centomila abitanti) e terzo, dietro a Milano e Roma, in quella delle rapine (95). Ma la città amministrata per due mandati dall'ex pm Luigi De Magistris, ora retta dal piddino Manfredi, si è confermata prima anche per i reati di associazione mafiosa e di contrabbando.

Un po' meglio va Palermo, ma se l'analisi dei dati si estende all'intera Sicilia, si può vedere come il reddito di cittadinanza non abbia avuto alcun effetto nel frenare la diffusione del crimine. Ci sono tre province siciliane nei primi dieci posti sia nella classifica dei furti con destrezza, sia in quella dei furti con strappo.

 

 

Trapani è la capitale dei furti di ciclomotori, con Palermo sesta e Ragusa settima, mentre Catania è settima e quinta rispettivamente nei furti di motocicli e autovetture, con Palermo sesta e settima. Caltanissetta, Agrigento, Messina, e l'immancabile Palermo, occupano i primi posti tra le province a più alta densità di associazioni a delinquere e associazioni di tipo mafioso.

Sono tutti dati che confermano come il reddito di cittadinanza sia nato su un presupposto ideologico sbagliato ed evidenziano come Conte e i grillini lo difendano per un puro interesse elettorale, consci di quanto in realtà esso sia fallimentare e foriero di disastri.

POVERTÀ AUMENTATA - L'assegno è nato per sconfiggere la povertà, come sostenuto dall'allora ministro del Lavoro, Di Maio, dal balcone di Palazzo Chigi, ma nel 2019 i poveri assoluti erano meno di tre milioni, in calo, mentre oggi, dopo tre anni di sussidio, sono 5,5 milioni, in aumento.
Altra funzione del reddito doveva essere quella di aiutare chi lo percepisce a trovare lavoro, ma in realtà questo è accaduto solo a poco più del 3% degli interessati, che scendono al 3% se parliamo di impiego a tempo indeterminato. D'altronde, come svelato dall'Agenzia per le Politiche Attive del Lavoro all'indomani della comunicazione del governo di voler togliere l'assegno agli occupabili, solo il 13% di chi incassa il sussidio è tecnicamente pronto a entrare sul mercato. Ora i dati del ministero dell'Interno fanno cadere anche l'ultima barricata grillina contro l'abolizione del reddito di cittadinanza, ovverosia che esso faccia da argine al crimine. Parrebbe l'opposto.

 

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