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Giustizia civile, che pasticcio: ecco l'eredità di Draghi

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Iuri Maria Prado
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Il danno ormai c'era, e dunque il fatto che l'entrata in vigore della riforma del processo civile sia stata anticipata cambia abbastanza poco. I cittadini ne subiranno i pessimi effetti un po' prima - in parte il prossimo gennaio, in parte a fine febbraio - e buonanotte. Resta però il giudizio pesantemente negativo sul pasticcio messo insieme da Mario Draghi e dalla ministra Cartabia. I quali si sono incomprensibilmente affidati alle indicazioni di chi con ogni evidenza non ha la più pallida idea di che cosa sia un processo o, se ce l'ha, ce l'ha sbagliatissima.
La giustizia civile non è materia da prima pagina, come invece quella penale, ma più di quella penale interessa la vita dei cittadini che, fortunatamente, hanno più spesso a che fare con una bega familiare che con uno stupro o un omicidio, con un debitore furbacchione piuttosto che con una truffa milionaria.


E quando, in grazia della riforma, dovranno affidarsi alle cure di giustizia, vedranno ulteriormente limitati i loro diritti e ulteriormente ampliati quelli del magistrato che dovrebbe tutelarli. Non indugio su noiosi tecnicismi. Basti dire che la grande invenzione di questa riforma, rivolta a sgravare i tribunali del carico che li affligge, sta nel divieto di accesso alla giustizia su una quantità di materie e nell'appalto del lavoro a un esercito di mediatori. E non per scelta del cittadino, ma per obbligo. Hai una lite col condominio e vuoi far valere il tuo diritto? Niente da fare: mediazione obbligatoria. La tua banca ti ha fregato e vuoi portarla in tribunale? Non puoi: mediazione obbligatoria. Il parente si è inguattato il testamento e vuoi che un giudice ci veda chiaro? Ti saluto: mediazione obbligatoria. E via di questo passo. Dopo di che, se proprio insisti nell'intollerabile pretesa di avere una sentenza che ti dia ragione, e dunque riesci ad arrivare alle porte del Palazzo di Giustizia, ecco che fronteggi il secondo pilastro della riforma: tu ti fai un mazzo tanto per rispettare termini forsennati posti perentoriamente a tuo carico, mentre il magistrato fa quel che vuole, a cominciare dal darti o negarti udienza così, a capriccio, concedendoti di mandare qualche riga per spiegare le tue ragioni e poi decidendo sull'andamento del processo con un bel decreto inappellabile. Auguriamo, a chi pensasse che stiamo esagerando, di non dover sperimentare di persona i guai fatti da certi competenti.

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